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Ambulanza della morte a Catania, barelliere uccide tre anziani per i soldi del funerale

L'uomo avrebbe iniettato aria nelle vene dei malati terminali

Carlo Antini
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Avrebbe iniettato aria nelle vene ad almeno tre anziani, malati terminali, durante il trasporto in ambulanza, per prendere dalle famiglie i soldi dei servizi funebri, circa 300 euro a decesso. Per questo i carabinieri di Paternò, in seguito a un'indagine coordinata dalla Procura di Catania, hanno arrestato Davide Garofalo, barelliere 42enne di Adrano, per triplice omicidio, aggravato dalla crudeltà e dall'aver agevolato i clan Mazzaglia-Toscano-Tomasello di Biancavilla e Santangelo di Adrano. L'indagine è partita in seguito alla rivelazioni di un pentito dell'organizzazione alla trasmissione 'Le Ienè e ha portato all'analisi di 50 casi di morti sospette. Tre, risalenti a un arco temporale tra il 2012 e il 2014, sono stati accertati come omicidi: si tratta di una donna e due uomini, malati terminali che le ambulanze stavano trasportando a casa per gli ultimi giorni di vita. Per accaparrarsi i soldi della vestizione e del funerale, Garofalo li avrebbe uccisi, per poi indicare alle famiglie le pompe funebri della mafia a cui rivolgersi. Secondo quanto ricostruito sulla base delle dichiarazioni di testimoni e parenti delle vittime, il barelliere avrebbe iniettato aria nelle vene dei pazienti durante il trasporto dall'ospedale, in prevalenza quello di Biancavilla, alla loro abitazione, causandone la morte per embolia gassosa. Il tutto all'insaputa del personale sanitario. Al momento della consegna della salma ai familiari veniva riferito che il decesso era avvenuto per cause naturali e gli ambulanzieri incassavano per il servizio di trasporto e di vestizione dei defunti circa 200-300 euro. Nel corso delle indagini, i militari hanno acquisito numerose cartelle cliniche di pazienti morti dopo le dimissioni; su sette casi sono ancora in corso accertamenti e diverse persone sono state iscritte nel registro degli indagati.

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