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In Italia le spoglie di Vittorio Emanuele III

Il feretro coperto dalla bandiera dei Savoia. Di Segni: "Fatto inquietante"

Carlo Antini
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Un lungo viaggio, iniziato il 9 maggio del 1946 a Napoli e finito adesso a Vicoforte, nel cuneese. Vittorio Emanuele III che, dopo aver abdicato nei confronti del figlio prima dell'esito del quesito referendario tra Repubblica e Monarchia, si esiliò ad Alessandria d'Egitto, dove morì il 28 dicembre del 1947, è tornato in Italia. Come lui, anche la moglie Elena di Savoia, che si trovava invece al cimitero Saint-Lazare di Montpellier. I coniugi si sono così ricongiunti nella chiesa monumentale, voluta dai Savoia a fine '500 e pensata inizialmente come mausoleo di famiglia, la cui cupola con sezione orizzontale ellittica è la più grande di tale forma al mondo. Le due salme d'ora in poi riposeranno l'una accanto all'altra, all'interno del Santuario di Vicoforte, ai due lati dell'altare di San Bernardo. La famiglia Savoia aveva chiesto con una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 10 maggio scorso, che i due corpi potessero rientrare insieme in Italia per trovare la pace. E così è successo. La salma della regina Elena è arrivata due giorni prima di quella del marito. Il feretro di Vittorio Emanuele III ha viaggiato da Alessandria d'Egitto fino al Santuario di Vicoforte. Ad accompagnarlo nel tragitto un delegato della famiglia Savoia, il conte Federico Radicati di Primeglio, incaricato di seguire tutte le operazioni dal principe Vittorio Emanuele e dalla principessa Maria Gabriella. Il feretro di Vittorio Emanuele III, coperto dalla bandiera dei Savoia, è stato accolto fuori dalla chiesa anche dal sindaco di Vicoforte, Valter Roattino. Per benedire la salma, è stato recitato il salmo 121, "Nella tua casa Signore avrò la pace". All'interno della cappella la cerimonia è stata strettamente privata, con la recita della preghiera per la deposizione nel sepolcro. È stato poi il conte Radicati di Primeglio, al termine della tumulazione, a mettere il punto sulle polemiche: "Si è parlato molto di segretezza negli ultimi tempi - ha dichiarato fuori dal Santuario - ma non c'è stato niente di segreto, c'è stata semplicemente riservatezza come è normale nelle questioni di famiglia. La speranza è che questo ritorno in Italia possa portare alla condivisione della visione storica, della memoria storica, in Italia". A chi gli chiedeva se tutta la famiglia fosse d'accordo, il conte ha risposto: "Questa è una questione familiare che non mi riguarda, non posso dire di più". Sulla questione ha parlato anche il sindaco di Vicoforte. "È un bel momento storico per Vicoforte e per i vicesi, ma anche per l'Italia. I Savoia hanno regnato sul territorio cuneese da Pollenzo, a Valdieri, a Racconigi. E questo monumento che abbiamo la fortuna di avere sul territorio penso sia il luogo in cui è giusto riposino le salme dei sovrani - dice Valter Roattino - Da sindaco penso che dobbiamo ancora metabolizzare quello che sta accadendo in questi giorni, ma avere due sovrani in questo monumento non può far altro che portarci del turismo. Ogni tanto i sindaci hanno un colpo di fortuna. La mia amministrazione ha come obiettivo partire da questo monumento per valorizzare l'intero territorio. Penso si debba sfruttare questo colpo di fortuna". Inquietudine viene espressa dalla presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni. "In un'epoca segnata dal progressivo smarrimento di Memoria e valori fondamentali - afferma Di Segni - il rientro della salma del re Vittorio Emanuele III in Italia non può che generare profonda inquietudine. Anche perché giunge alla vigilia di un anno segnato da molti anniversari, i 70 anni della Costituzione che nacque nel solco del referendum attraverso cui l'Italia scelse di abrogare la monarchia ma anche gli 80 anni dalla firma delle Leggi Razziste che per primo proprio il sovrano di casa Savoia avallò nella tenuta di San Rossore a Pisa. Era il 5 settembre del 1938, pochi giorni ancora e Mussolini le avrebbe annunciate alla folla entusiasta radunatasi in Piazza Unità d'Italia a Trieste. Bisogna che lo si dica chiaramente, in ogni sede: Vittorio Emanuele III fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l'ascesa e la violenza apertamente manifestatasi sin dai primi mesi del Ventennio. Nessun tribunale ebbe mai modo di processarlo, per quelle gravi colpe. Cercheremo di colmare questo vuoto con una specifica iniziativa, nel prossimo mese di gennaio. Per chi oggi vuole farne un eroe o un martire della Storia, per chi ancora chiede una sua solenne traslazione al Pantheon, non può che esserci una risposta: nessun onore pubblico per chi porta il peso di decisioni che hanno gettato discredito e vergogna su tutto il paese. L'Italia non può e non deve dimenticare". E le proteste arrivano anche da sinistra. "Qualcuno prima o poi dovrà spiegare a noi, alla Corte dei Conti e soprattutto ai cittadini italiani - si chiede il capogruppo dei deputati di Sinistra Italiana-Possibile, Giulio Marcon esponente di Liberi e Uguali - per quale motivo - se fosse confermata la notizia - sia stato utilizzato un aereo dell'aeronautica militare, un volo di Stato per riportare in Italia la salma di colui che non si oppose all'avvento della dittatura fascista, firmò la vergogna delle leggi razziali contro gli ebrei, portò il Paese al disastro della guerra al fianco dei nazisti e infine abbandonò vigliaccamente i suoi soldati fuggendo. Il governo e l'aeronautica spieghino per decenza questa scelta".

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