I delitti di Orune e Nule
Duplice omicidio in Sardegna, confermati 20 anni a Pinna
La Corte d'Assise d'Appello dei Minori di Sassari ha confermato la sentenza emessa in primo grado per Paolo Enrico Pinna, condannato dal Tribunale dei minori a vent'anni di reclusione. Pinna è ritenuto responsabile, insieme al cugino Alberto Cubeddu, del duplice omicidio di Gianluca Monni, lo studente di 19 anni freddato a colpi di fucile a Orune la mattina dell'8 maggio 2015 di fronte alla casa della nonna, mentre aspettava il pullman, e del 27enne di Nule, Stefano Masala, compaesano dell’imputato. Le indagini Secondo gli inquirenti, l’auto di Masala, trovata poi bruciata nelle campagne, è stata usata dai killer per l'omicidio di Monni. L’accusa ritiene che Stefano Masala sarebbe stato ucciso il 7 maggio - la sera prima dell’omicidio di Monni - perché ritenuto pericoloso testimone del furto. Non si hanno ancora tracce del suo cadavere. Con la sua sparizione, si ipotizza che i due killer volessero, inoltre, far ricadere su di lui la colpevolezza. In base alle testimonianze, sembra che Masala si fosse recato ad un misterioso appuntamento, alle 17 del pomeriggio del 7 maggio 2015, dopodiché, già un'ora dopo, il suo cellulare non squillava più. Immediato il collegamento da parte dei Carabinieri della Compagnia di Bitti e del Comando provinciale di Nuoro, anche in virtù di alcuni fatti precedenti. La ricostruzione Il 13 dicembre 2014 scoppia un litigio tra giovani orunesi e nulesi durante la manifestazione "Cortes Apertas" a Orune. Alcuni giovani di Nule infastidiscono alcune ragazze. Tra queste, la fidanzata di Gianluca Monni. Quest’ultimo reagisce a con la complicità dei suoi compaesani, riesce a mandare via il gruppo di nulesi. Alcuni di loro si ripresentano poco dopo puntando una pistola alla tempia di Monni. Nessuna sparatoria, allora. Solo una violenta minaccia cui segue la difensiva dei giovani orunesi. Gli aggressori in fuga giurano vendetta. Solo a parole, ovviamente. Fino all’omicidio di Monni, sei mesi dopo l’accaduto. Scomparsi cadavere e pistola Ad oggi, non vi è traccia della pistola, così come del fucile e, purtroppo, neanche del cadavere di Stefano Masala. Tornando alla condanna di Pinna, i venti anni di carcere confermati in Appello rappresentano il massimo della pena per un minorenne. Il reato è duplice omicidio e distruzione di cadavere. L'avvocato di Paolo Enrico Pinna, Agostinangelo Marras, ha annunciato il ricorso in Cassazione. L'evasione di Pinna Il Pinna ha fatto parlare di sé anche per la sua evasione dal carcere minorile di Quartucciu. E’ accaduto lo scorso agosto. Si ipotizza che il giovane detenuto, addetto alla lavanderia del carcere, abbia scavalcato il muro di cinta - dove non ha funzionato l'allarme anti scavalcamento - con una scala telescopica regolarmente autorizzata dall’amministrazione. A riportarlo è l’Adnkronos che riferisce "Nella lavanderia al momento della fuga con il detenuto pare vi fosse personale civile esterno all'Amministrazione che si occupano appunto della stessa lavanderia ma nessuno si è accorto di nulla. Solo all'arrivo della Polizia Penitenziaria per il consueto controllo saltuario del detenuto lavorante, il secondo in circa 30 minuti, ci si è accorti dell'evasione e della scala mancante. Immediatamente veniva dato l'allarme e contestualmente partivano le indagini e le ricerche". Pinna è stato acciuffato un'ora e mezzo dopo dai carabinieri di Quartu e di Cagliari a Maracalagonis.