
Omicidio avvocato Corini, a processo la sorella

Il medico accusato di aver ucciso il legale dei vip attraverso una sedazione a base di Midazolam
Solidarietà verso il fratello malato di cancro o omicidio volontario per ereditare i suoi beni? Lo stabilirà la Corte di assise di La Spezia il prossimo 2 febbraio. Imputata, Marzia Corini, sorella del np Marco Corini, rinviata a giudizio per omicidio volontario. Gli inquirenti sono convinti che Marzia, per paura di essere estromessa dal testamento del fratello, lo abbia ucciso iniettandogli un potente sedativo. Marco Corini è deceduto il 25 settembre 2015: stesso giorno in cui l'avvocato spezzino aveva fissato un appuntamento con il notaio Massimo Mariano per discutere del testamento; due giorni dopo la sua decisione di sottoporsi alla terapia allungavita. Sarà, appunto, la Corte d'assise a chiarire se in questo caso si profila un vero e proprio omicidio o un errore medico - la sorella di Corini è anestesista - ma quel che è certo è che Marzia in questa storia non è sola. Con lei, a rispondere dell'accusa di aver "abusato dello stato di deficienza psichica dell'avvocato Corini (immobilizzato a letto e in fase di depressione)" c'è l'avvocato Giuliana Feliciani, ex collega della vittima, accusata anche per falso e distruzione di testamento. La difesa di Marzia Corini ha ribadito: "Non ha ucciso il fratello; l'ha sedato per non farlo soffrire, d'intesa con gli oncologi». Secondo l'accusa, però, la dottoressa non lo acquistò, ma lo recuperò nell'ospedale di Pisa dove lavorava e per questo deve rispondere anche di furto. Restano agli atti, dunque, il sedativo Midazolam, riscontrato in dosi massicce nell'organismo di Corini, un testamento sparito (quello del 1° luglio 2015 che escludeva Marzia Corini) e un - sembra falso - secondo testamento datato 18 settembre. Per la sparizione del testamento il pm non può procedere nei confronti di Marzia Corini, salvo che la madre della stessa - e madre della vittima - non avanzi una querela. In assenza di querela, tale sparizione è stata ricondotta unicamente a Giuliana Feliciani. Secondo testimonianze, quando Corini, su input dell'amico e collega Luigi Murciano, scrisse un primo testamento, espresse le seguenti volontà: gran parte dell'eredità, 4 milioni di euro, alla fidanzata Isabò; 400 mila euro e la casa di Ameglia alla madre. Riservò un piccolo lascito anche all'autista Francesco Tralongo e all'amico Giuseppe Rampini. L'impianto accusatorio parte da un dato: sembra che Marzia e Marco Corini non si parlassero da 16 anni. La sorella sarebbe riapparsa nella vita del fratello all'improvviso.
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