Stupro Firenze: "Le americane salvarono il numero di cellulare dopo il fatto"
Scontro tra avvocati dei carabinieri e delle due studentesse che li accusano
Stupro di Firenze: una delle due studentesse americane "salvò sul cellulare il numero di telefono del carabiniere dopo il fatto". E sarebbe la prima volta che una "vittima si fa dare il numero di telefono del suo stupratore". Colpo di scena durante l'incidente probatorio delle due studentesse americane che accusano di stupro i due carabinieri. La lunga udienza, durata dodici ore, si è consumata tra lacrime, svenimenti e lo scontro tra avvocati. In particolare l'avvocato Giorgio Carta, legale di uno dei due carabinieri, che aveva preparato 250 domande da rivolgere alle ragazze, ha chiesto alla studentessa americana di 21 anni, se avesse memorizzato sul proprio cellulare il numero di telefono del suo presunto violentatore, il carabiniere capo pattuglia Marco Camuffo. Dapprima la studentessa ha risposto di non ricordare ma, successivamente, ha negato decisamente di averlo fatto. Il legale allora ha insistito chiedendo al magistrato di poter visionare il cellulare. E il magistrato ha acconsentito. Trovandovi proprio il numero di Camuffo, registrato sotto il nome di "Marco P." Un fatto assai curioso: perché appare parecchio insolito che la vittima di una violenza sessuale si faccia dare il numero dal suo presunto stupratore e lo metta in agenda sul suo cellulare, ha detto l'avvocato. LO SQUILLO CANCELLATO Ma c'è di più. Secondo gli avvocati della difesa "ci sono le prove che ci sarebbe stato uno squillo e la sua successiva cancellazione". A fare lo squillo al carabiniere scelto Pietro Costa, da lei accusato, sarebbe stata la studentessa di 19 anni, la più giovane. TANTI NON RICORDO Tanti «non ricordo». Alla domanda: «Vi siete scambiati il numero?». L'americana di 19 anni risponde: «Non ricordo». Altra domanda: «Lei ha fatto uno squillo per scambiarvi il numero?». Lei dice: «Non ricordo». Incalzata: «Lei ha cancellato le chiamate di quel giorno?». E ancora un «non ricordo». I "non ricordo" saranno presto confutati dalla nuova perizia della difesa dei carabinieri. LE RAGAZZE CONFERMANO LE ACCUSE I legali delle due studentesse, gli avvocati Gabriele Zanobini e Francesca D'Alessandro, hanno spiegato che le loro assistite hanno confermato senza contraddizioni all'incidente probatorio di oggi i loro racconti nonostante le numerose domande che i difensori dei due militari avevano chiesto di fare al giudice nella forma della modalità protetta con cui sono state sentite. Sempre secondo quanto riferito dai due legali, ci sono stati "momenti drammatici e di sofferenza" durante le due deposizioni, e la più grande delle due ragazze, la ventunenne, è scoppiata in lacrime quando le è stato chiesto di ricordare il momento dello stupro. I difensori delle studentesse statunitensi hanno concordato sul fatto che l'incidente probatorio ha rafforzato l'ipotesi accusatoria iniziale e non sono state inficiate in alcun modo le testimonianze iniziali.