È morto Totò Riina, il boss delle stragi
Totò il terribile, la belva, il Capo dei Capi, "Totò u Curtu" per usare il termine in dialetto siciliano. Tanti nomi per un solo volto, quello di Totò Riina, il boss di Corleone morto questa notte a Parma. Aveva 87 anni ed era ricoverato in coma farmacologico nel reparto detenuti dell'ospedale del capoluogo emiliano, dopo due operazioni subite subito negli ultimi giorni. Interventi pesanti, dai quali Riina, ricoverato in regime di 41 bis, non si è più svegliato. Arrestato nel 1993 Arrestato il 15 gennaio del 1993 dopo 24 anni di latitanza, era ancora considerato da tutta la Dia il capo indiscusso di Cosa Nostra. Doveva scontare tra la sbarre ben 26 condanne all'ergastolo tra le quali quella di viale Lazio, gli attentati del '92 in cui persero la vita Falcone e Borsellino e quelli del '93 a Firenze, Roma e Milano. Da tempo, però, le sue condizioni di salute erano molto precarie. A luglio i medici dell'ospedale di Parma avevano inviato al tribunale di Milano, dove Riina era a processo per le minacce rivolte al direttore del carcere di Opera Giacinto Siciliano, un rapporto che in quattro pagine tracciava la fotografia delle sua situazione. Nell'ultimo periodo, poi, soffriva di numerose patologie, era "completamente dipendente" dall'aiuto degli infermieri "in tutti gli atti quotidiani", aveva "difficoltà nel compiere qualsiasi movimento" e non riusciva a parlare normalmente. Dopo l'estate, però, le sue condizioni sono precipitate, tanto che alcuni mesi fa era stata ventilata l'ipotesi che il boss potesse lasciare il carcere proprio a causa delle sue condizioni di salute ma dopo il parere dei giudici emiliani alla fine il boss era rimasto in ospedale a Parma. Ieri il ministro Andrea Orlando aveva firmato il permesso per la moglie e i figli del boss di stargli vicino. La famiglia, che secondo quanto trapela, non avrebbe raggiunto il capezzale del boss mafioso, ha voluto esprimere le sue emozioni su Facebook. Il figlio terzogenito del boss, Salvo, ieri aveva postato il messaggio "Per me tu non sei Totò RIINA, sei il mio papà. E in questo giorno per me triste ma importante ti auguro buon compleanno papà. Ti voglio bene, tuo Salvo", mentre stamattina Maria Concetta Riina, figlia del capomafia corleonese, ha cambiato la sua immagine di copertina e ha pubblicato due immagini in bianco e nero: una rosa scura e il volto di una donna con il dito davanti alla bocca che intima il silenzio e la scritta "shhh...". "Sono sempre Totò Riina" Mai avuto un cenno di pentimento, irredimibile fino alla fine, solo tre anni fa, dal carcere parlando con un co-detenuto, si vantava dell'omicidio di Falcone e continuava a minacciare di morte i magistrati. A febbraio scorso, parlando con la moglie in carcere diceva: "Sono sempre Totò Riina, farei anche 3.000 anni di carcere". L'ultimo processo a suo carico, ancora in corso, era quello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, in cui è imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato. "Funerali pubblici per Totò Riina? La posizione della Chiesa, in materia, è "chiarissima", dice don Ivan Maffeis, portavoce della Cei, ricordando la scomunica di Papa Francesco ai mafiosi. Servono "gesti concreti" e pubblici di condanna, per cui un funerale pubblico è del tutto "impensabile". "Per noi - spiega - la solidarietà alle vittime e ai parenti delle vittime è di massima importanza e basterebbe questo a dire da che parte sta la Chiesa. Noi prima di tutto pensiamo a quante persone sono morte per non cedere al peso della criminalità, per non piegarsi". E che la forza della mafia non possa sgonfiarsi solo con la morte di Riina lo pensa anche il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino: "Le cose non cambieranno solo perché è morto - Cambieranno se tutti ci assumeremo le nostre responsabilità e chi è chiamato ad amministrare lo faccia tenendo presente la lealtà e la legalità e le istanze di tutti". "La mafia non è stata sconfitta e quindi non bisogna abbassare la guardia", conferma Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, diocesi in cui ricade Corleone. Nessun funerale, ma "ove i familiari lo chiedessero si valuterà di fare una preghiera privata al cimitero".