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Berlusconi non dovrà più versare a Veronica Lario l'assegno mensile di 1,4 milioni di euro

Silvio Berlusconi e Veronica Lario

Per la Corte d'Appello l'ex first lady è autosufficiente. E dovrà anche restituire i 60 milioni percepiti da marzo 2014

Carlo Antini
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Silvio Berlusconi non dovrà più versare l'assegno divorzile da 1,4 milioni di euro all'ex moglie Veronica Lario. Lo hanno stabilito i giudici della Corte d'appello di Milano che hanno accolto il ricorso presentato dai legali del Cavaliere, gli avvocati Pier Filippo Giuggioli e Valeria De Vellis. La Corte presieduta da Maria Cristina Canziani, infatti, ha dichiarato "la insussistenza dei presupposti per il riconoscimento di un assegno divorzile a favore di Miriam Bartolini (questo il vero nome di Veronica Lario, ndr)". Non solo. Ha anche revocato "l'assegno divorzile già disposto" favore della ex moglie a partire "dalla mensilità successiva alla pubblicazione della sentenza di scioglimento del matrimonio e quindi dal marzo 2014". In tutto circa 60 milioni di euro. Con questa decisione si chiude una delle separazioni più complesse e chiacchierate degli ultimi anni. La crisi tra l'ex premier e la seconda moglie era emersa in tutta la sua evidenza nel 2007, quando Veronica aveva scritto una lettera a Repubblica chiedendo "pubbliche scuse" per le parole galanti rivolte dal Cavaliere alle signore presenti alla cerimonia dei Telegatti. Nel 2009, poi, Il Corriere della Sera riporta la notizia del deposito in Tribunale da parte della Lario di un "ricorso individuale con addebito" con addebito nei confronti del marito. Nel dicembre del 2012 il giudice di Milano Gloria Servetti ha sancito la separazione e ha disposto il mensile record di 3 milioni di euro al mese per l'ex first lady. Cifra ridimensionata ad appena 1,4 milioni dal Tribunale di Monza nell'ottobre del 2013. Per arrivare al divorzio, però, bisogna aspettare il 18 febbraio 2014, anche se il contenzioso economico è proseguito fino a oggi. Il Cavaliere non si è arreso e ha presentato un nuovo ricorso con l'obiettivo di eliminare l'assegno mensile e rimodulare la somma versata dal momento della separazione. La Corte d'Appello di Milano nel settembre 2014 aveva ridimensionato a 2 milioni di euro l'assegno mensile di mantenimento e la Cassazione nel maggio scorso aveva confermato la decisione rilevando che la separazione "non elide la permanenza del vincolo coniugale" e il dovere di assistenza garantendo il precedente tenore di vita. Una sentenza che solo all'apparenza sembra contraddire un'altra decisione dei giudici della Suprema Corte in cui si stabiliva che è "l'autosufficienza" e non il "tenore di vita" il parametro su cui misurare l'assegno. I difensori del Cavaliere, però, hanno cercato nuovamente di ribaltare la situazione sostenendo che la Lario non ha più diritto agli alimenti perché è "indipendente e autosufficiente economicamente", dato che ha una liquidità di 16 milioni di euro, gioielli e società immobiliari. I legali del Cavaliere per motivare la loro istanza, accolta dalla Corte d'Appello di Milano, hanno citato il divorzio "Grilli-Lowenstein". In quel caso i giudici avevano stabilito che il parametro del mantenimento del tenore di vita goduto durante il matrimonio non era più in valido e che l'assegno divorzile spettava solo a chi non è in grado di lavorare e non può mantenersi da solo. Caso che calza a pennello con la situazione della Lario che è in una situazione di "benessere economico tale da da consentirle un tenore di vita elevatissimo" che comporti il venir meno dell'assegno divorzile di 1,4 milioni anceh perché durante il matrimonio con Berlusconi "per scelta non ha mai svolto attività lavorativa".

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