BUFERA SU FACEBOOK
Stupro Bologna, prete choc: vai col marocchino ubriaca? Te la sei cercata
Se vai ubriaca con il marocchino, ragazza mia te la sei cercata, non provo pietà. Prete choc su Facebook. Bufera per i commenti postati da don Lorenzo Guidotti, sulla violenza denunciata da una diciassettenne pochi giorni fa. La ragazza sarebbe stata violentata dentro un vagone della stazione di Bologna da un marocchino cui aveva chiesto aiuto dopo che gli era sparito il cellulare. Ma ecco cosa ha scritto don Guidotti. "Se nuoti nella vasca dei pirhana non puoi lamentarti se quando esci ti manca un arto... Cioè a me sembra di sognare!! Ma dovrei provare pietà? No!!» così ha commentato lo scorso 6 novembre sulla sua pagina Facebook (che non ha profilo pubblico, ma solo per gli amici) in un post la notizia della denuncia di una minorenne di Bologna che ha raccontato alla polizia di essere stata stuprata da un uomo, forse un nordafricano, in un vagone alla stazione di Bologna. Il post è stato pubblicato sul sito di Radio Città del Capo. Nel post del sacerdote rivolto alla ragazza come frequentatrice di piazza Verdi a Bologna, si legge anche «Se hai la (sub)cultura dello sballo sono solo ca** tuoi, poi se ti risvegli la mattina dopo chissà dove...». Ma ecco l'incipit. «Tesoro mi dispiace», ha premesso Lorenzio nel suo post, «ma 1) frequenti piazza Verdi (che è diventato il buco del cu*o di Bologna, e a tal proposito Merola sempre sia lodato!) 2) Ti ubriachi da far schifo! Ma perchè? 3) E dopo la cavolata di ubriacarti con chi ti allontani? Con un magrebino? Notoriamente, soprattutto in piazza Verdi, veri gentleman, tutti liberi professionisti, insegnanti, gente di cultura, per bene. Adesso capisci che oltre agli alcolici ti eri già bevuta tutta la tirata ideologica sull’accogliamoli tutti?». In tanti gli hanno dato ragione. "Io sto con don Lorenzo" afferma Roberto Calderoli "premettendo che deve sempre esserci compassione e dolore per chi è vittima di una violenza, di qualunque genere - dice il vicepresidente del Senato - ma fatta questa premessa chi non si ritrova nelle parole di don Lorenzo Guidotti e nel suo sfogo su Facebook?". LA DIOCESI PRENDE LE DISTANZE «Quanto si legge nelle pagine facebook del sacerdote diocesano don Lorenzo Guidotti a proposito della violenza subita da una ragazza nei giorni scorsi nella nostra città e riferita dalla stampa quotidiana, corrisponde ad opinioni sue personali, che non riflettono in alcun modo il pensiero e la valutazione della Chiesa, che condanna ogni tipo di violenza». Così in una nota l’arcidiocesi di Bologna sulle polemiche per il post fb del parroco. La nota riporta una dichiarazione di don Guidotti di scuse. IL SACERDOTE SI SCUSA «Don Lorenzo Guidotti - prosegue la nota - riconosce di essersi espresso in maniera inappropriata e intende chiarire il suo pensiero nella dichiarazione che segue: "In merito a quanto postato dal sottoscritto sulla pagina personale di FB, commentando un articolo di cronaca cittadina che rip ortava l’ennesimo caso di stupro, dichiaro in piena libertà quanto segue: "Non provo pietà"? Certo che provo pietà per questa ragazza come per tutte le altre vittime di violenza a cui assistiamo ogni giorno sfogliando i giornali. Non posso che dolermi con me stesso per i termini usati nel commentare e per le affermazioni che riesco a capire possano essere intese come un atto di accusa alla vittima. Io stesso leggendo oggi quel post ravviso questo. Ovviamente non era questo l’obiettivo del mio attacco, il mio obiettivo non era accusare la ragazza ma la cultura dello sballo. Che vi siano in particolare zone in cui tutto pare permesso. Ci sono riuscito? No! Certo che provo pietà per questa ragazza. Già all’origine ho più volte corretto il lungo post perché non volevo sembrasse quello che invece appare. Nel farlo pensavo: "questa ragazzina potrebbe essere una delle mie ragazze della Parrocchia, non sai chi sia". Pensavo al suo dramma e a quello della sua famiglia! o col mio intervento ho sbagliato, i termini, i modi, le correzioni. Non posso perciò che chiedere scusa a lei e ai suoi genitori se le mie parole imprudenti possono aver aggiunto dolore, come invece accadrà leggendole. Chiedo però a tutti, capaci magari di miglior linguaggio e possibilità (autorità, giornalisti, insegnanti, genitori) di aiutare a smantellare questa cultura dello sballo in cui i nostri ragazzi vivono. Altrimenti domani dovremo provare pietà per un’altra vittima e poi un’altra. Fino a quando? Fino a quando saremo in grado di dire "Basta. È necessario fornire una alternativa"».