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Le risposte su Rigopiano che tardano ad arrivare

Stefano Liburdi
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non vogliono abbassare la guardia. Dopo nove mesi tengono accesa la luce sulla vicenda che ha cambiato le loro vite per sempre. Vogliono avere delle risposte e adesso manifestano per averle. Domani alle 14 i legali dei familiari delle vittime della tragedia dell'Hotel Rigopiano di Farindola, (in provincia di Pescara), in cui il 18 gennaio scorso persero la vita 29 persone, saranno ricevuti dal procuratore capo della Repubblica di Pescara Massimiliano Serpi, e dal sostituto procuratore Andrea Papalia, per fare il punto della situazione sullo stato delle indagini. Nel frattempo i familiari riuniti nel «Comitato vittime di Rigopiano», presieduto da Gianluca Tanda, si raduneranno davanti al palazzo della Procura di Pescara «per manifestare contro il silenzio assordante della macchina della giustizia» e per «l'assenza di risposte che da tanto aspettiamo e che non abbiamo ancora avuto». Nella vicenda sono indagati il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, il tecnico comunale Enrico Colangeli, il presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, Bruno Di Tommaso, gestore dell'albergo e amministratore e legale responsabile della società «Gran Sasso Resort & SPA», Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara. Le ipotesi di reato sono omicidio e lesioni colpose e rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.

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