VIETATO IL COMMERCIO DELLE PELLI
Cappelli, sciarpe e guanti fatti con pelliccia di orsetto lavatore, 5.500 capi sequestrati
I carabinieri Forestali raggruppamento servizio CITES (Convention on International Trade of endangered Species of Wild Fauna and Flora) hanno sequestrato a Sesto Fiorentino (Firenze) oltre 5.500 capi di abbigliamento, tra cappelli, sciarpe e guanti realizzati con pelliccia di procioni (orsetto lavatore o Procyon lotor) allevati e provenienti dalla Cina, in violazione della normativa comunitaria che regolamenta il commercio di pelli e pellicce (Regolamento (CEE) n. 3254/91, per la cui violazione è previsto in Italia l’arresto fino ad un anno e l’ammenda da 10 a 100mila euro). Il Regolamento vieta l’introduzione e l’uso nella Unione Europea di pellicce e prodotti con queste ottenuti, di animali da pelliccia, come il procione, il coyote, la lince ed altri, che provengano da Paesi che non assicurino che per la loro cattura, allevamento e abbattimento non siano usate tagliole o metodi cruenti che producano gravi sofferenze. È per questo che l’introduzione di pellicce di procione è illegale se non proviene da Paesi riconosciuti, a garanzia che gli animali non siano stati sottoposti ad uccisioni illegali, maltrattamento e sevizie. I capi in questione infatti erano stati importati illegalmente dalla Cina, paese in cui non esistono allevamenti autorizzati, e per questo i Carabinieri CITES, specializzati in questo settore, hanno provveduto a deferire all’A.G. il proprietario di una ditta e hanno sequestrato la merce illegale. Allertati da un caso di importazione di dubbia provenienza di un ingente quantitativo di caratteristici pon-pon, realizzati con pelli di procione (Procyon lotor), gli investigatori del Raggruppamento Carabinieri CITES di Roma, coadiuvati dal Nucleo Carabinieri CITES Firenze, hanno provveduto ad eseguire un immediato controllo presso i magazzini e la sede della ditta importatrice nella zona industriale fiorentina. Tra le migliaia di prodotti in esposizione, costituiti da semilavorati, giubbotti, giacche, abiti, accessori di abbigliamento etc., i militari hanno individuato la merce illegalmente introdotta e pronta per essere alienata sul mercato italiano ai rivenditori al dettaglio. Non è la prima volta che il settore della moda viene sottoposto a controlli mirati da parte del Servizio CITES. Già nel 2010, con le operazioni «Racoon» e «Rascal», furono circa mille i capi di abbigliamento griffati e Made in Italy sequestrati ad una nota catena di moda romana presso numerose boutique della capitale dagli agenti CITES e 600 i «colli» realizzati con procione provenienti da Pechino e sottoposti a sequestro. Il fenomeno del traffico di esemplari animali, vivi, morti o parti derivate, anche appartenenti a specie protette, destinati all’industria della moda, ancora registra numeri elevati. La merce sequestrata dai Carabinieri Forestali, una volta immessa sul mercato, avrebbe fruttato cifre sino a 200.000 euro.