Raffica di mitra al concerto, strage a Las Vegas
Bagno di sangue a Las Vegas: almeno 58 persone sono morte e oltre 500 sono rimaste ferite sotto i colpi sparati da quello che la polizia, nonostante le rivendicazioni dell'Isis, ritiene «un lupo solitario». Un uomo, identificato come Stephen Paddock, bianco, 64 anni, abitante in Nevada a Mesquite, si è appostato in alto, nella stanza di un albergo, e ha aperto il fuoco mirando sulla folla che assisteva a un concerto di musica country: è stata una strage, la sparatoria più sanguinosa della storia degli Stati Uniti. Il cecchino è stato ucciso, quando le teste di cuoio hanno fatto irruzione nella stanza al 32esimo piano del Mandalay Bay Hotel: nella stanza c'erano diverse armi ad fuoco. Fin dall'inizio la polizia ha parlato di un'azione di un lupo solitario. Ma l'Isis ha rivendicato la paternità della strage spiegando che Paddock si era convertito alla causa islamica. Secondo la ricostruzione fornita dallo sceriffo della contea di Clark, Joseph Lombardo, il killer si è ucciso prima che la polizia entrasse nella stanza dalla quale sparava (e non è stato dunque ucciso dagli agenti come si riteneva inizialmente); qui è stato trovato un arsenale di almeno 10 fucili. Ancora nessuna indicazione sul movente, ma lo sceriffo ha chiarito che non sembra si tratti di un atto terroristico: Paddock era arrivato nell'albergo giovedì e non si ritiene sia legato ad alcun gruppo militante; il suo nome non compariva in nessun database di sospetti terroristi. L'Isis, tuttavia, ha rivendicato tramite la sua agenzia di stampa Amaq e sostiene che il killer si fosse convertito all'islam qualche mese fa. Per l'Fbi, "mentre gli eventi continuano a evolversi, non è stata trovata nessuna connessione con l'Isis"; e la Cia invita a non "saltare a delle conclusioni" prima che i fatti vengano verificati. Si tratta della sparatoria con il maggior numero di morti nella storia degli Stati Uniti: il bilancio dei fatti di Las Vegas, infatti, supera anche quello del massacro nel club gay Pulse di Orlando del 12 giugno del 2016, quando il killer Omar Mateen uccise 49 persone prima di essere ucciso a sua volta dalla polizia. Il presidente Usa Donald Trump, che poco dopo i fatti aveva rivolto le sue "più calde condoglianze alle vittime" tramite un messaggio su Twitter, ha poi tenuto un breve discorso al Paese: "È stato un atto di pura malvagità", ha affermato, annunciando che mercoledì si recherà a las vegas e che ha ordinato di mettere le bandiere Usa a mezz'asta in onore delle vittime. Poi un appello all'unità: "La nostra unità non può essere distrutta dal male", ha detto. La sua ex rivale nella corsa per la Casa Bianca, la democratica Hillary Clinton, si è scagliata contro la lobby delle armi: "Il nostro dolore non è abbastanza. Possiamo e dobbiamo mettere la politica da parte, scendere in campo contro la Nra (National rifle association, cioè la lobby Usa delle armi ndr.) e lavorare insieme per provare a impedire che questo succeda di nuovo", ha twittato. L'attacco è cominciato domenica sera alle 22.08 ora locale (le 7.09 di lunedì in Italia), quando circa 22mila persone erano radunate accanto al Mandalay Bay hotel per assistere alla serata conclusiva del festival di musica country "Route 91 Harvest", durato tre giorni. Quando sono cominciate le raffiche si stava esibendo il cantante Jason Aldean ed è scattato il panico, con gli spettatori che hanno cominciato a fuggire. La scena è stata ripresa in diversi video amatoriali, in cui si vede la folla in fuga e si sentono le raffiche di spari. "Probabilmente erano 100 colpi per volta. Sembrava come se si fermasse per ricaricare e poi ricominciava", racconta Steve Smith, 45enne di Phoenix, in Arizona, che si trovava a Las Vegas per il concerto. Trump ha elogiato la rapidità di intervento di polizia e soccorritori, e in particolare nell'individuare la stanza da cui provenivano gli spari: "La velocità con cui hanno agito è miracolosa e ha evitato un'ulteriore perdita di vite umane", ha affermato. La serata del festival era sold out, con in scaletta, oltre a Jason Aldean, anche Eric Church e Sam Hunt. I casinò e i night club di Las Vegas attirano circa 3,5 milioni di visitatori all'anno da tutto il mondo.