L'INCHIESTA
Consip, Woodcock indagato per falso dalla Procura di Roma
Una nuova tegola giudiziaria si abbatte sul pubblico ministero napoletano Henry John Woodcock. Dopo l’invito a comparire notificato il 7 luglio scorso dalla procura di Roma, che ipotizzava una rivelazione del segreto d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta Consip, adesso al magistrato viene contestata una nuova accusa: falso. In concorso con il maggiore del Noe Gianpaolo Scafarto, il pm sarebbe finito nel mirino degli inquirenti della Capitale in merito all’informativa nella quale si sottolineava un presunto pedinamento che i servizi segreti avrebbero effettuato ai danni del Noe. Un pedinamento che poi si sarebbe rivelato falso. Atti “taroccati” dunque, proprio come già accaduto in altre circostanze. A tirare in ballo Woodcock sarebbe stato proprio il maggiore Scafarto, durante un interrogatorio di garanzia avvenuto a Roma. Ai pm di piazzale Clodio Scafarto avrebbe detto che a rappresentargli la necessità di compilare un capitolo specifico sul presunto intervento degli 007 fu proprio Woodcock. L’inchiesta Consip, nata per svelare un sistema di appalti “sospetti” legati alla centrale unica degli acquisti della pubblica amministrazione, sta facendo luce su presunti comportamenti anomali di alcuni inquirenti. Scafarto infatti, insieme a Sergio De Caprio, avrebbe anche raccontato al procuratore capo di Modena, Luigi Musti, alcuni particolari della maxi indagine, definendola come “una bomba” capace di colpire Renzi. La circostanza emergerebbe da un’audizione della stessa procuratrice davanti al Consiglio superiore della magistratura. «Dottoressa, lei, se vuole, ha una bomba in mano. Arriviamo a Renzi», avrebbero detto i due militari, nell’aprile del 2015, al capo dei magistrati di Modena. Tuttavia De Caprio nega la circostanza: “Non ho mai svolto indagini per fini politici. Soprattutto, non ho mai parlato di Matteo Renzi con nessuno, nemmeno con la dottoressa Musti”.