CHIESA E POLITICA

Papa Francesco ordina lo ius soli all'Italia: cittadinanza dalla nascita

Dario Martini

Papa Francesco entra a gamba tesa nel dibattito politico italiano e lo fa sul tema maggiormente divisivo che monopolizzerà lo scontro tra i partiti alla ripresa dalla pausa estiva: lo ius soli, il diritto di cittadinanza per gli stranieri nati in Italia. Al momento della nascita «va riconosciuta e certificata» la nazionalità e a tutti i bambini «va assicurato l’accesso regolare all’istruzione primaria e secondaria». Un appoggio senza mezzi termini alla proposta di legge del Pd che vede l’opposizione netta del centrodestra, Lega in testa. Non a caso la risposta di Matteo Salvini è la più dura di tutte: «Papa Francesco dice sì allo ius soli. Se lo vuole applicare nel suo Stato, il Vaticano, faccia pure. Ma da cattolico non penso che l’Italia possa accogliere e mantenere tutto il mondo. A Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare. Amen». Il Pontefice si spinge ancora più in là e parla anche dello ius culturae, ovvero il diritto di acquisire la cittadinanza al compimento di almeno un ciclo scolastico. Francesco, a tal proposito, ricorda la convenzione internazionale sui diritti del fanciullo, che «offre una base giuridica universale per la protezione dei minori migranti. A essi - dice il Papa - occorre evitare ogni forma di detenzione in ragione del loro status migratorio, mentre va assicurato l’accesso regolare all’istruzione primaria e secondaria. Parimenti è necessario garantire la permanenza regolare al compimento della maggiore età e la possibilità di continuare degli studi. Per i minori non accompagnati o separati dalla loro famiglia è importante prevedere programmi di custodia temporanea o affidamento. Nel rispetto del diritto universale a una nazionalità, questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita». L’intervento del Papa, anticipato ieri, è contenuto nel suo messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebrerà il 14 gennaio, dal tema "Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati". A scanso di equivoci, Francesco entra pure nel merito delle competenze degli Stati, del tipo di leggi da attuare e dei fini da perseguire. Una presa di posizione che non poteva non scatenare polemiche. «L’apolidia in cui talvolta vengono a trovarsi migranti e rifugiati - spiega il Santo Padre - può essere facilmente evitata attraverso una legislazione sulla cittadinanza conforme ai principi fondamentali del diritto internazionale. Lo status migratorio non dovrebbe limitare l’accesso all’assistenza sanitaria nazionale e ai sistemi pensionistici, come pure al trasferimento dei loro contributi nel caso di rimpatrio». Inoltre, l’integrazione dei migranti dovrebbe avvenire «attraverso l’offerta di cittadinanza slegata da requisiti economici e linguistici e di percorsi di regolarizzazione straordinaria per migranti che possano vantare una lunga permanenza nel paese». A onor del vero, Francesco si pone anche il problema del rimpatrio delle persone che fuggono dai propri Paesi d’origine. E si preoccupa di come farli tornare indietro. Se non è proprio l’«aiutiamoli a casa loro» di Renzi, che scatenò feroci polemiche, poco ci manca: «Mi preme sottolineare - scrive il Papa - il caso speciale degli stranieri costretti ad abbandonare il paese di immigrazione a causa di crisi umanitarie. Queste persone richiedono che venga loro assicurata un’assistenza adeguata per il rimpatrio e programmi di reintegrazione lavorativa in patria». Il Pd, ovviamente, incassa l’endorsement del Pontefice e si schiera compatto al suo fianco, consapevole che avrà un autorevole alleato quando cercherà di far passare la legge in Parlamento. «Non c’è bisogno di dire che il Papa ha ragione - dice il ministro Delrio - Io sono stato il promotore della legge». Mentre il coordinatore della segreteria Dem, Lorenzo Guerini, si scaglia contro il segretario della Lega: «È inaccettabile il tono e il contenuto delle parole di Salvini verso il Santo Padre. In assenza di idee usa le parole come le pietre». I presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso, si sono espressi più volte a favore del provvedimento e hanno assicurato un canale preferenziale affinché venga approvato entro la fine della legislatura. Renzi e Gentiloni, anche negli ultimi giorni, hanno ripetuto che sarà la loro priorità, definendola una «conquista di civiltà». Il momento, però, è delicato. Gli attentati di Barcellona non aiutano a creare un clima favorevole. Soprattutto se gli attentati in Europa degli ultimi anni hanno confermato un dato incontrovertibile: i terroristi erano quasi tutti giovani con la cittadinanza in tasca. Come detto, i pareri contrari sono molti. «La cittadinanza italiana è una conquista - dice il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri - Le leggi sull’ottenimento della cittadinanza attualmente in vigore sono sufficienti. Lo ius soli è una legge sbagliata. Ed è da irresponsabili volerla approvare ad ogni costo». Pur senza citare il Papa, ribadisce la propria contrarietà anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani: