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Pestato a morte in discoteca, a Scandicci lacrime e palloncini bianchi per l'addio a Niccolò Ciatti

I funerali di Niccolò Ciatti a Scandicci

Silvia Sfregola
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"Nessuno di noi avrebbe voluto essere qui oggi per un motivo così triste". Con queste parole, oggi pomeriggio a Scandicci, alle porte di Firenze, don Giovanni Paccosi, parroco della chiesa di Gesù buon pastore, ha introdotto la funzione religiosa per le esequie di Niccolò Ciatti, il ventiduenne scandiccese pestato a morte il 13 agosto sorso in una discoteca di Lloret de Mar, in Spagna. Nessuno avrebbe voluto essere lì per un motivo simile. Ma almeno duemila persone erano presenti, malgrado il caldo, nella moderna chiesa del quartiere di Casellina, dove Niccolò viveva con la sua famiglia. C'erano tutti i suoi amici e la fidanzata Ilaria: decine di ragazzi vestiti con magliette bianche e con una bandana al braccio, proprio come usava portare Niccolò. C'erano i suoi colleghi di lavoro, quelli del mercato di San Lorenzo, a Firenze. C'erano le autorità: il sindaco di Scandicci, Sandro Fallani, quello di Firenze, Dario Nardella, e il sottosegretario alla giustizia, Cosimo Ferri, in rappresentanza del governo. Si era presentato, in forma privata, in mattinata, anche il segretario del Pd Matteo Renzi. Ma c'erano, soprattutto, tanti abitanti di Scandicci, di tutte le età, arrivati per stringersi intorno ai familiari di Niccolò, il padre Luigi, la madre Cinzia, e la sorella Sara. La chiesa era completamente gremita. Nella piazza antistante altre centinaia di persone a sfidare la calura, pur di tributare a Niccolò l'ultimo saluto. "Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida". Queste parole, tratte dalla lettura della prima lettera di San Giovanni apostolo, sono state lo spunto dell'omelia di don Giovanni Paccosi. "A un certo punto - ha detto il parroco - sembra trionfare l'odio omicida, com'è successo per Niccolò. Ma non possiamo rimanere schiacciati e rassegnati. C'è un giudizio, non solo quello degli uomini, c'è anche quello di Dio". Ma alla giustizia terrena, quella dei tribunali, si rivolgono per adesso i familiari di Niccolò. E il governo italiano ha raccolto il loro appello. "Noi vogliamo la verità - ha detto il sottosegretario Ferri prima del funerale - e vogliamo giustizia per Niccolò ciattie per i suoi familiari. Ieri, per tutta la sera, la madre di Niccolò non ha fatto altro che chiedere giustizia per suo figlio. Ci uniamo a questa sua richiesta con forza e determinazione e non arretreremo di un millimetro e chiediamo che insieme alle autorità spagnole si lavori. E forniremo tutti gli elementi utili per rispondere a questa richiesta legittima che viene dal cuore, per Niccolò e la sua famiglia, ma anche per tutti noi e per il nostro Paese". E a proposito delle indagini, Ferri ha aggiunto: "Ci risulta che le autorità spagnole stiano svolgendo gli accertamenti necessari anche sugli altri due ceceni denunciati a piede libero e che hanno partecipato al pestaggio di Niccolò. La procura di Roma ha aperto un'inchiesta parallela per aiutare i magistrati spagnoli a trovare la verità. Stiamo seguendo la vicenda dall'Italia con molta attenzione e ci poniamo una serie di interrogativi, tra cui quello sui controlli e sulla vigilanza che avrebbe dovuto essere attiva nel locale". In chiesa, almeno per oggi, però, la commozione ha preso il posto della rabbia e della legittima sete di giustizia. E quando il parroco ha letto una lettera che Sara ha scritto per il fratello Niccolò, tutti i presenti si sono emozionati. "Con te - era scritto nella lettera - è volato via metà del mio cuore. Staremo insieme sempre. Ti voglio bene, Nicco". Infine, la bara è stata spogliata di tutte le corone di fiori, tra le quali anche quella della Presidenza del Consiglio, e dei vessilli della Fiorentina, squadra per la quale faceva il tifo il ventiduenne di Scandicci. Sul feretro, che veniva portato in spalla verso il carro funebre, è stato lasciato solo un garofano rosso. Fuori, decine di palloncini bianchi sono volati in cielo. E un lungo applauso, accompagnato dal grido "Nicco, Nicco", ha salutato l'ultimo viaggio di Niccolò alla volta del cimitero di Sant'Antonio, a Scandicci, dove la bara è stata tumulata.

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