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Mafia Capitale, Sergio Carminati: "Mio fratello Massimo trasformato in uno spot"

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"L' hanno sfruttato per vendere libri e film. Era sicuro di essere condannato ma con la mafia non c'entra niente"

Valeria Di Corrado
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«Mio fratello ha subito un accanimento mostruoso. Non mi ricordo nulla di simile negli ultimi 40 anni. Hanno creato un personaggio mediatico e lo hanno usato come un brand pubblicitario per vendere libri e film». Dopo che il Tribunale di Roma ha assolto Massimo Carminati dall'accusa di associazione mafiosa, il fratello Sergio può finalmente sfogarsi: «Nessuno ha paura di Massimo». Cosa ha pensato quando è stata letta la sentenza? Se l'aspettava? «Ho pensato a tutti quelli che hanno insultato mio fratello in maniera gratuita sui social. No, non me l' aspettavo. Né io, né lui. Ne avevamo parlato 15 giorni fa, durante il nostro ultimo colloquio in carcere. Dopo tutto quello che è stato messo in piedi, Massimo si aspettava la condanna per 416 bis. È stato smentito. La presidente si è resa conto che non c' è davvero il nulla dal punto di vista della mafia, secondo me anche per il resto». Cosa le aveva detto suo fratello? «Sarò condannato sicuramente". Anche se so che i nostri colloqui sono tutti registrati, abbiamo parlato in maniera libera, perché non abbiamo nulla da nascondere. Siamo delle persone normali. Il suo passato non può ritornare nel 2017, le cose che ha fatto le ha pagate in maniera abbondante. La polizia gli ha sparato in faccia e poi... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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