Morte Cucchi, a processo i 5 carabinieri indagati nell'inchiesta bis
Finiranno tutti a processo i cinque carabinieri indagati nell'inchiesta "bis" sulla morte di Stefano Cucchi. Lo ha deciso il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Roma Cinzia Parasporo. La Procura ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio con l'accusa di omicidio preterintenzionale nei confronti di Francesco Tedesco, Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro, che avrebbero "spinto e colpito con schiaffi e calci" il geometra 31enne "facendolo violentemente cadere in terra» durante la procedura di fotosegnalamento. Mentre l'allora comandante della stazione Appia Roberto Mandolini e l'appuntato Vincenzo Nicolardi finiranno alla sbarra per calunnia in relazione alle dichiarazioni rese sotto giuramento nel processo di primo grado in cui erano imputati gli agenti della polizia penitenziaria e i medici che avevano preso in cura il geometra romano. Stessa accusa per Tedesco. A quest'ultimo e a Mandolini viene contestato anche il reato di falso per quanto riportato nel verbale di arresto. Il processo inizierà il 13 ottobre nell'aula bunker di Rebibbia di fronte alla terza corte d'assise. Dall'attività d'indagine svolta dal sostituto procuratore Giovanni Musarò è emerso che nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009 Cucchi fu sottoposto «a un violentissimo pestaggio» da parte di tre carabinieri della stazione Appia, nell'arco temporale successivo alla perquisizione eseguita presso la casa dei genitori di Stefano e precedente al momento in cui il giovane fu trasferito nella stazione di Tor Vergata. «Il pestaggio - si legge nel capo d'imputazione - fu originato da una condotta di resistenza posta in essere dall'arrestato al momento del fotosegnalamento Cucchi colpì Di Bernardo con uno schiaffo, inducendo i tre militari a interrompere la procedura per fare ritorno presso la stazione Appia, così come disposto dal maresciallo Mandolini». Sul registro i tre carabinieri diedero atto che non era stato possibile ultimare il fotosegnalamento. Poi, però, qualcuno cancellò il nome di Cucchi con il bianchetto «come se l'arrestato non fosse mai passato di lì».