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Il G7 si chiude senza accordo sul clima

Il presidente Usa Donald Trump

Silvia Sfregola
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Poche convergenze, sulla lotta al terrorismo e sulle principali crisi internazionali, un faticoso compromesso sul commercio e sui migranti, un aperto contrasto sul clima: il 43mo vertice dei Grandi di Taormina lascia un risultato magro e l'impressione che nella città del Teatro greco più che un G7 sia andato in scena un "G6 più Trump". Il presidente americano è stato il grande protagonista del summit, frenando gli altri leader su molti temi, arrivando tardi alle sessioni e infrangendo protocolli e "bon ton" con la stessa disinvoltura che lo ha portato alla Casa Bianca. Del resto, ha osservato il premier, Paolo Gentiloni, è "una novità che non abbiamo scoperto a Taormina: è la scelta del popolo americano, l'America è il nostro principale alleato e con questa scelta facciamo i conti". È stata "una discussione vera e autentica", ha però tenuto a precisare il presidente del Consiglio, mascherando il disappunto per la scarsa ambizione della snella dichiarazione finale di sei pagine. Il compromesso principale e meno scontato è arrivato sui commerci. Il Trump dell'America First ha accettato un impegno "a tenere i mercati aperti e a combattere il protezionismo, ferma restando la volontà di combattere le pratiche commerciali scorrette". Il libero scambio, sottolineano i Sette, "è un cruciale motore per la crescita e l'occupazione". La grande incompiuta è stato il clima: la dichiarazione "ha preso atto" che negli Usa è in corso un riesame della posizione sull'accordo di Parigi del dicembre 2015, su cui il presidente americano ha preannunciato con un tweet che decidera' "la prossima settimana". "Mi auguro che la fase di revisione si concluda presto e bene, è importante avere sull'accordo il contributo degli Stati Uniti", ha aggiunto Gentiloni, ribadendo che l'Italia e gli altri partner non arretreranno "di un millimetro". Di "discussione difficile per non dire del tutto insoddisfacente", ha parlato la cancelliera tedesca, Angela Merkel. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha assicurato che sul clima si va avanti e che non è stato "un sei contro uno" perché con Trump "ci sono stati progressi": "Mi auguro comprenda che la questione è anche nell'interesse americano". L'Italia incassa la sessione sull'Africa con i leader di Etiopia, Kenya, Niger, Nigeria e Tunisia. "L'Africa è una sfida che ha trovato un interesse di tutti i leader, a partire dal presidente Trump", ha assicurato Gentiloni, "è una questione da cui dipende molto del nostro futuro". Resta però che non ci sono nuovi impegni sugli aiuti per le carestie in Nigeria, Somalia, Sud Sudan e Yemen. Sui migranti, tema collegato e molto a cuore alla presidenza italiana, la dichiarazione è stata condizionata dalla linea dura americana. Quindi, accanto al rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, viene affermato che "gli Stati devono poter controllare le proprie frontiere e stabilire politiche nel politiche nel proprio interesse nazionale". Gli enormi flussi di migranti, osservano i Sette, richiedono sforzi coordinati a livello nazionale e internazionale". Meno controversi i temi di politica estera: dopo l'intesa sulla lotta al terrorismo, la dichiarazione ha riaffermato un impegno comune dei Sette su Siria, Libia, Corea del Nord, senza escludere "ulteriori azioni" contro la Russia se la situazione in Ucraina dovesse precipitare. Trump, così come la Merkel, ha rinunciato alla conferenza stampa finale, forse anche per evitare polemiche sulle tensioni al summit e gli strascichi del "Russiagate". Il presidente americano ha fatto tappa a Sigonella per un saluto ai militari americani, prima di ripartire per gli Usa. Il prossimo G7 si terrà tra un anno Canada in un lussuoso resort arroccato a picco su un fiume a Malbaie, nel Quebec.

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