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Droga dello stupro, il progetto dell'Ecole Universitaire Internazionale vince il primo premio a Orlando

Silvia Sfregola
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Il fenomeno dei "cervelli in fuga" è diventato per l'Italia ormai un problema enorme, quasi una piaga. Fortunatamente però non tutti i cervelli fuggono dal nostro paese. E anzi, quando restano, spesso fanno cose notevoli. È il caso dell'École Universitaire Internationale, da poco insignita del primo premio alla conferenza mondiale sulle violenze sessuali tenutasi ad Orlando – USA, cui hanno partecipato 4000 tra medici, infermieri, poliziotti, militari e avvocati provenienti da tutto il mondo. La struttura, a dispetto del nome, è un'eccellenza italiana riconosciuta in tutto il mondo, con una guida tutta italiana e tutta al femminile. A partire dalla dottoressa Sabrina Magris la quale, oltre ad essere il presidente della scuola, ha diretto la ricerca insieme con le ricercatrici Francesca Fanti e Martina Grassi, e con i contributi di Teresa Pavone, Febronia Riggio e Monica Zanzarella. Una ricerca, quella dell'École Universitaire Internationale di assoluto valore innovativo, oltre che di inestimabile utilità, incentrata sul riconoscimento delle vittime da droga da stupro, chiamata anche con l'acronimo DFSA. In parole più semplici, attraverso l'individuazione di 5 punti fondamentali, lo studio permetterebbe di identificare chi è stato inconsapevolmente vittima di violenze sessuali dopo essere stato drogato da qualcun altro a sua insaputa. Con la somministrazione questo tipo di droghe, infatti, accade spesso che la vittima non ricordi assolutamente niente di cosa le è accaduto, con la conseguenza che non possa né ricevere assistenza né denunciare l'accaduto. I risultati della ricerca potrebbero rivelarsi così uno strumento formidabile per medici ed investigatori al fine di riconoscere e quindi aiutare le vittime di questo tipo di violenza, tra cui purtroppo si trovano anche bambini (molto spesso i pedofili utilizzano questa sostanza per realizzare materiale pedopornografico). I 5 punti individuati dalle ricercatrici italiane toccano diversi campi: quello medico-investigativo, con il riconoscimento di alcuni dolori posturali che permettono di individuare le vittime inconsapevoli della sostanza, consentendo così l'avvio di indagini; quello chimico-biologico, con la scoperta del diretto aumento di cortisolo nei soggetti a cui viene data la sostanza; quello, infine, che potremmo definire psicologico, con la possibilità e metodologia per far riaffiorare le informazioni/ricordo nella amnesia retrograda causata dalla sostanza. Inoltre le scoperte del team potranno essere utili anche per ambiti diversi da quello del DFSA, come ad esempio nella sperimentazione di cure legate a difficoltà di trasmissioni neuronali. A convalidare ulteriormente il valore della ricerca, è stato redatto un protocollo che sarà a disposizione di personale medico e di polizia da usare in caso di DFSA. Quello ricevuto dall'École Universitaire Internationale è il più alto riconoscimento che la comunità scientifica mondiale specializzata nelle violenze sessuali possa conferire, consacrando così la struttura italiana quale Istituto di ricerca di eccellenza mondiale. Tanto che alle ricercatrici italiane già in questi giorni sono state offerte numerose collaborazioni con strutture di Polizia e Ospedali negli Stati Uniti d'America. Speriamo non siano proprio loro i prossimi “cervelli eccellenti” a fuggire dal nostro Paese.

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