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Gli alieni sono tra noi e c'è chi li ha visti

Pietro De Leo
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«Ha da venì l'alieno». O forse è già qui. Intanto se n'è parlato ieri al Quinto Convegno di ufologia Città di Pomezia. Sgomberate con un soffio (o con un'astronave) le paure della nube tossica, la sala è piena e i volti sereni. Soltanto il signor Flavio, che all'ingresso vende riviste e chicche editoriali d'annata su dischi volanti, rettiliani e affini esibisce una mascherina bianca, ma calata sul collo: «l'ho portata per precauzione, mi pare però che non ce ne sia bisogno». Il cielo è terso, e chissà, magari un amico da lassù durante la notte ha dato una spazzata via ai gas tossici con qualche marchingegno di un altro pianeta. Perchè nel nostro firmamento, di Ufo ne passano eccome. Così sostiene Fabrizio Molly, che con il suo gruppo di Skywatcher di Ostia si dedica all'osservazione dei cieli del Lazio. «In un'ora -racconta- grazie ai nostri software riusciamo a vedere anche una cinquantina di sfere di luce». E, sostiene Molly, «più o meno la frequenza è la stessa in tutto il territorio. Ma d'altronde in tutt' Italia è così, come testimoniano molti amici con i quali sono in contatto in varie regioni e si dedicano alle osservazioni». D'altronde, con il fenomeno Ufo ormai c'è da fare i conti. Lo spiega Roberto Pinotti, del Centro Ufologico Nazionale: «prima l'opinione pubblica si chiedeva tra chi agli alieni credeva e chi no. Ora, invece i governi, le istituzioni e persino la Chiesa hanno preso atto dell'esistenza del fenomeno. Qualche anno fa, Papa Francesco ha posto la questione su cosa accadrebbe se un gruppo di extraterrestri chiedesse di essere battezzato. Lui ne ha parlato come metafora, ma di certo ha posto la questione». Secondo Pinotti, che ha fondato il Centro mezzo secolo fa, l'eventuale arrivo definitivo degli alieni sulla Terra avrebbe anche conseguenze geopolitiche: «sicuramente ci perderebbero gli americani, perché i colonizzatori del mondo non sarebbero più loro. Anche per questo martellano con certi film di fantascienza di terzo livello, tipo Indipendence Day, che fanno apparire gli extraterrestri brutti e cattivi». Ma come sono, quindi, i marziani? Sono buoni o dobbiamo aver paura? Proprio uno zucchero non devono essere, almeno stando alla testimonianza di Tiziana Cantonetti, che sostiene di essere una contattata dall'età di 9 anni (ora ha superato i 50). «Una volta prima di addormentarmi ho sentito la voce di un'entità che voleva giocare. Ma io ero stanca, non ho dato retta, e la mattina dopo al risveglio ho trovato una ferita sulla gamba». Tiziana racconta: «Sento delle voci che mi chiedono di fare delle cose, che mi guidano. Ad un certo punto ho cominciato a dipingere delle figure su pietra, io che non so nemmeno disegnare». E cosa le dicono queste voci? «Ultimamente che per il nostro Pianeta non c'è più tempo. Ma di preciso non so cosa vogliano dire». E comunque sulla «bontà» degli alieni non scommetterebbe neanche Francesca Bittarello, infaticabile organizzatrice dei convegni pontini, che ieri ha svolto un'approfondita relazione sui cerchi di grano: «durante l'anno mi chiamano tantissime persone dicendo di essere state contattate. Soprattutto dai 'grigi'», che sono le creature più comuni dell'immaginario popolare (quelle con la testa allungata, per intenderci). «Ci sono persone che nella loro condizione di 'contattati' - prosegue Bittarello - non vivono bene, hanno spesso malesseri o inquietudini». Sul dilemma se le creature di altri pianeti siano buone o cattive, Pablo Ayo, che si occupa di Ufo per Mistero, la trasmissione di Italia 1, anche lui intervenuto a Pomezia, non si sbilancia: «intanto è certo che sono qui. E se sono qui è perché hanno bisogno di qualcosa». Difficile, però, sapere cosa cerchino: «soffrono di difficoltà fisiche, riproduttive, e dunque probabilmente noi abbiamo una ricchezza che serve a loro, ma di cui, evidentemente, non ci rendiamo conto».

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