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La Moas sbarca a Catania con 394 migranti: "Un bambino ucciso dagli scafisti per un cappellino"

Davide Di Santo
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La nave Phoenix di Moas con a bordo 394 migranti salvati nel mare Mediterraneo è sbarcata a Catania alle sette del mattino. Sulla nave anche il corpo di un bambino di dieci anni che sarebbe stato ucciso a colpi di pistola da un trafficante che voleva il suo cappellino da baseball che il ragazzino però si era rifiutato di dargli. Una ricostruzione che sarebbe stata riferita da testimoni all'Ong, tra l'altro al centro delle polemiche recenti su presunte complicità tra le organizzazioni non governative e gli scafisti del Meditetrraneo. La sparatoria sarebbe avvenuta mentre la vittima era su un gommone. Secondo i primi rilievi, il giovane ha i segni di una ferita da arma da fuoco. Gli investigatori dovranno sentire i migranti e raccogliere le loro testimonianze sull'episodio perché le dichiarazioni rese a personale delle Ong non hanno valore probatorio. A bordo della nave c'è Regina Catrambone, fondatrice del Moas insieme al marito Christopher, che ha reso noto l'episodio. "I trafficanti non siamo noi. Abbiamo appena fatto scendere un corpo che è morto per mano dei trafficanti. Quelli veri, non noi". Così, davanti alle telecamere, la Catrambone che risponde così al pm di Catania, Carmelo Zuccaro, che nelle scorse settimane aveva adombrato dubbi su possibili legami tra Ong e trafficanti di esseri umani. "Io non lo vedo il procuratore Zuccaro. Noi vorremmo collaborare con tutti. Tutti mi chiedono di questo procuratore, ma io non lo conosco e credo che lui non conosca né me né mio marito. Se bisogna fare un'indagine ben venga, ma non gli stillicidi mediatici, facciamoli nelle aule dei tribunali con le porte chiuse e con la secretezza...", ha detto l'attivista. 

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