Immigrati, premio per la pace Unesco alla sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini
Un riconoscimento all'Italia che accoglie di fronte all'emergenza delle morti in mare. La giuria del Premio dell'Unesco per la pace Félix Houphouët-Boigny ha deciso di conferire il prestigioso riconoscimento internazionale alla sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini e all'organizzazione non governativa francese SOS Méditerranée "per il loro lavoro per salvare la vita dei rifugiati e dei migranti e per accoglierli con dignità". "Da quando è diventata sindaca nel 2012 - si legge nelle motivazioni - Giuseppina nicolini si è distinta per la sua umanità senza limiti e per l'impegno costante nella gestione della crisi e nell'integrazione dei rifugiati, in risposta all'arrivo di migliaia di migranti sulle spiagge di Lampedusa e altrove in Italia". Il Premio Félix Houphouët-Boigny è stato istituito nel 1989 come riconoscimento per le personalità, gli enti e le istituzioni che hanno contribuito significativamente alla promozione della pace ed è stato attribuito in passato a Nelson Mandela e Frederik W. De Klerk; Yitzhak Rabin, Shimon Peres e Yasser Arafat; Re Juan Carlos e Jimmy Carter. Quest'anno la giuria ha voluto puntare i riflettori in particolare sul Mediterraneo, dove quasi 13.000 uomini, donne e bambini dal 2013 sono morti a causa di naufragi, lanciando un appello alla comunità internazionale perché sia un luogo di "solidarietà e dialogo interculturale" e smetta di essere "una tomba d'acqua". Insieme a Giusi Nicolini è stata premiata l'organizzazione non governativa francese SOS Méditerranée, che dal lancio della sua operazione di soccorso nel 2006 ha salvato 11mila vite. "Una cosa così grande non me l'aspettavo. È un orgoglio immenso", il commento di Giusi nicolini, che dedica il riconoscimento "a tutti coloro che il mare non sono riusciti ad attraversarlo perché ci sono rimasti dentro e a Gabriele del Grande", il giornalista, blogger e documentarista di 'Io sto con la sposa' fermato in Turchia, "lui è stato il primo attraverso un sito a contare i morti in mare quando ancora nessuno sapeva che si moriva nel Mediterraneo. Ora è prigioniero in Turchia, e pretendo che il governo di questo Paese possa riportare a casa presto Gabriele".