IL DECRETO DEL GOVERNO NON FERMA LA PROTESTA
Sciopero taxi, manifestazioni in tutta Italia ma i sindacati sono spaccati
La bozza del decreto anti-abusivismo e per il riordino del trasporto pubblico non di linea è arrivata. Il ministero dei Trasporti e il ministero dello Sviluppo economico l'hanno presentata ieri ai sindacati dei tassisti in un confronto al Mit durato due ore e mezzo, tra 21 sigle sindacali e il ministro Graziano Delrio (portato avanti dal vice ministro Riccardo Nencini). Le associazioni si sono prese dieci giorni per presentare le osservazioni sulla bozza e si sono spaccate sullo sciopero di oggi. Cgil, Cisl e Uil - e altre quattro sigle - hanno aderito, come annunciato, e sciopereranno dalle 8 alle 22. "Noi non parteciperemo, perché vogliamo seguire la strada del dialogo e vedere dove ci porta - dice Loreno Bittarelli, presidente di Uri-Unione RadioTAXI -. Le aspettative sono positive, è un punto di partenza e non di arrivo, ma il governo ci ha dato delle garanzie, come l'obbligo della territorialità e il divieto di sosta in luogo pubblico. Non cantiamo vittoria ma scioperare adesso è assurdo". "Le mancate garanzie politiche da noi richieste in merito alla legge delega ci costringono a mantenere il fermo nazionale, che deve essere di supporto al confronto", dice invece Eliseo Grasso coordinatore Fit-Cisl per i taxi. Per quanto riguarda la riforma del settore, si attende l'approvazione della legge "Concorrenza" in cui è inserita la delega. I ministeri hanno fatto sapere che stanno già lavorando alle proposte per il decreto legislativo che saranno sottoposte al settore una volta definita la delega. Nencini si è confrontato con i vertici di Uber Italia, che punta a ottenere un'apertura del mercato con soluzioni low cost. Il decreto arriva nel giorno in cui il Tribunale di Torino ha respinto il ricorso intentato da Uber contro le associazioni di categoria dei tassisti, dichiarando che UberPop fa "concorrenza sleale" alle auto bianche e bloccando "l'utilizzazione sul territorio nazionale della app". Due anni fa il Tribunale di Milano aveva già disposto il blocco, accogliendo un ricorso presentato dai tassisti. Il collegio del tribunale di Torino composto dai giudici Gabriella Ratti, Edoardo Di Capua e Luca Marinat, nelle 54 pagine di sentenza, adesso ha ribadito come Uber e i suoi "conducenti" traggono "dalla molteplice violazione delle norme che, imponendo limiti ed obblighi a vantaggio della sicurezza e incolumità del pubblico dei consumatori, regolamentano il settore, un vantaggio competitivo contrario alla correttezza professionale". In questo modo i tassisti non possono "competere efficacemente a 'parità di armi' se non sottraendosi, a loro volta, alla legge".