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Corona esplode al processo contro un poliziotto teste: "Mente"

Fabrizio Corona

L'ex fotografo dei vip imputato per il ritrovamento di 2,6 milioni nel controsoffitto dà in escandescenza contro un commissario di polizia che ha indagato su di lui

Silvia Sfregola
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"Il teste deve venire qua a dire la verità, non a mentire". Fabrizio corona esplode, prende a calci una sedia e con la voce rotta protesta con il pm Alessandra Dolci e con i giudici della prima sezione penale. Lo show dell'ex re dei paparazzi è andato in scena nell'ambito del processo che lo vede imputato per intestazione fittizia di beni per i 1,7 milioni di euro trovati nel controsoffitto della casa della sua amica Francesca Persi e per altri 800 mila euro depositati nel corso dell'estate dalla donna in due cassette di sicurezza in Austria. L'ex re dei paparazzi è stato subito richiamato dal presidente del collegio, Guido Salvini, che lo ha anche ammonito. A far perdere la calma a corona sono state le parole del commissario Luca Izzo, responsabile della sezione delal Squadra Mobile di Milano per i reati contro il patrimonio. Il testimone in aula ha spiegato che l'ex calciatore Giuseppe Sculli, che a detta di corona avrebbe tentato di estorcergli 50 mila euro e poi avrebbe fatto esplodere una bomba carta davanti a casa dell'ex re dei paparazzi il 16 agosto scorso "non è mai stato sentito". Era stato proprio il commissario Izzo a raccogliere, nell'agosto scorso, la denuncia per quell'episodio. Esposto che poi si è rivelato un boomerang per corona: proprio da lì è nata l'inchiesta che ha portato l'ex re dei paparazzi di nuovo in carcere in ottobre. In aula il difensore di corona, l'avvocato Ivano Chiesa, ha insinuato errori nella stesura del verbale relativo all'episodio della bomba carta. L'apice del nervosismo è stato toccato quando Izzo ha detto di non ricordare alcuni particolari dell'interrogatorio, relativi in particolare ai rapporti tra corona e quello che lui aveva indicato come il potenziale autore della bomba carta, il calciatore Giuseppe Sculli. Chiesa ha urlato di voler dismettere il mandato difensivo e, poco dopo, corona con voce strozzata dalla rabbia si è alzato in piedi e, rivolto al collegio presieduto da Salvini, ha detto: "In nome della legge, un rappresentante della polizia non può venire in aula a dire bugie". Il giudice Salvini ha invitato l'ex fotografo dei vip ad "allontanarsi e sospendere la sua presenza in aula" se questo lo avesse fatto "sentire più sereno". Corona, invece, è rimasto al suo posto continuando a commentare le risposte del teste. Al termine dell'udienza corona si è fermato con i cronisti: "Non dite che io sono sofferente", ha detto prima prima di essere portato nuovamente in carcere dagli agenti della polizia penitenziaria. Ed è tornato sulla deposizione di alcuni poliziotti che hanno indagato su di lui: "Questa - ha detto - è la vergogna delle vergogne".

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