Rimborsi non dovuti, l'ex pm Ingroia indagato per peculato
E' stato interrogato come indagato del reato di peculato, per circa due ore, dai suoi ex colleghi di Palermo Enrico Bologna e Pierangelo Padova, l'ex procuratore aggiunto Antonio Ingroia, oggi avvocato e amministratore unico della società regionale a partecipazione pubblica Sicilia e-Servizi. Proprio in questa veste Ingroia risponde di due contestazioni: da una parte quella di avere incassato indebitamente rimborsi per trasferte a Palermo, dove la società ha sede; l'indagato risiede a Roma e si era autoliquidato le spese di viaggio, vitto e alloggio, per 30 mila euro, che secondo la Procura non gli sarebbero toccate. L'altro aspetto della contestazione riguarda le indennità di risultato - per 117 mila euro - percepite nel massimo previsto dalla legge e anche in questo caso, sempre secondo l'accusa, indebitamente, perlomeno nella misura. I magistrati ritengono infatti che Ingroia non avesse raggiunto gli obiettivi e gli utili necessari per giustificare la autoliquidazione - in sè lecita - della somma. In particolare, l'utile sarebbe stato di 33 mila euro e l'indennita' quasi 4 volte superiore. Stamattina, nel corso dell'interrogatorio, svolto in presenza del suo legale, l'avvocato Mario Serio, l'amministratore di Sicilia e-servizi ha spiegato che dal punto di vista tecnico la sua posizione sarebbe ineccepibile. L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia, riguarda il periodo compreso tra il 2014 e il 2016 e nasce da una segnalazione della Corte dei conti, che già altre volte si era occupata di Ingroia nella sua veste di amministratore di aziende a partecipazione pubblica.