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Strasburgo condanna l'Italia, non ha difeso una donna dalla violenza del marito

Il Parlamento europeo a Strasburgo

Katia Perrini
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La Corte europea dei diritti umani ha condannato l'Italia per «non essere prontamente intervenuta» in un caso di violenza di un uomo sulla moglie, «creando una situazione di impunità che ha condotto alla reiterazione della violenza», fino al culmine del suo tentato omicidio della donna e della morte di suo figlio. Protagonista della vicenda Elisaveta Talpis, una romena di 52 anni, all'epoca dei fatti residente a Remanzaccio, in provincia di Udine. In diverse occasioni la donna denunciò il marito, che era un alcolista, di averla aggredita. In una di queste circostanze, fermò un agente per strada mentre veniva inseguita dall'uomo. Lui brandiva un coltello, minacciandola perché lei avesse un rapporto sessuale con lui. Il poliziotto multò il marito per il porto del coltello e lo rimandò a casa. Lei in ospedale si fece refertare diverse lesioni, anche alla testa. Il 25 novembre 2013, dopo essere uscito da un ospedale in cui era finito per intossicazione, è tornato a casa alle cinque del mattino e, armato di un coltello da cucina, ha accoltellato la donna e il figlio, che si era intromesso per difenderla. Lei è sopravvissuta, mentre il bimbo è morto. Nel 2015 l'uomo è stato condannato all'ergastolo. Ora Strasburgo ha condannato l'Italia che, con la propria inattività, ha consentito che il fatto accadesse.

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