I GENITORI PROTESTANO

Terra dei fuochi, i bambini continuano a morire di tumori

Katia Perrini

«Da novembre c'è una nuova emergenza mortalità di bambini. I dati sono simili agli anni 2012-2013: tra i Comuni a Nord di Napoli e a Sud di Caserta, abbiamo perso tanti bambini, forse sono più di 8, e tanti ragazzi e ragazze che hanno meno di 40 anni, almeno 4». È il grido di dolore di Marzia Caccioppoli, dell'associazione "Noi Genitori di Tutti", una mamma della Terra dei Fuochi che ha perso nel 2012 suo figlio Antonio. «In quegli anni abitavo a Casalnuovo di Napoli - racconta la donna all'agenzia Dire -, poi sono scappata via. Non per paura, per i ricordi. Ora mi batto perché venga istituita una terapia domiciliare, i bambini devono avere il diritto di potersi curare nelle proprie case, vicino alla loro famiglia». Da quegli anni «poche cose sono cambiate. Nella Terra dei Fuochi - dice- i roghi tossici continuano, 365 giorni all'anno, 24 ore al giorno. Nei Comuni a Nord di Napoli si muore di puzza e devi pregare il signore che quella puzza non ti faccia anche ammalare». Marzia Caccioppoli lancia un appello alle istituzioni «perché ci siano più vicine e ci supportino. Dobbiamo tenere sotto controllo lo stato di salute dei nostri bambini, studiando insieme terapie chelanti e facendo esami del sangue. Dobbiamo impedire che si continuino ad ammalare e invece tentativi di monitoraggio ci sono solo dal basso. Il dato è che in Campania muoiono un sacco di bambini. C'è ancora qualcuno - si chiede - che cerca un nesso di causalità con la Terra dei Fuochi? Si continua a perdere tempo e si perdono anche tante vite». Alla mamma non convince anche il piano per la rimozione delle ecoballe messo a punto dalla Regione Campania con il sostegno economico del governo. «Onestamente - dice - non so il governatore De Luca cosa stia facendo con questi fondi: solo un movimento di ecoballe, come lo chiama lui. Quello che chiedevamo in via eccezionale era un vero monitoraggio sui nostri bambini. Purtroppo le istituzioni ci hanno illuso senza studiare con i comitati qualcosa di risolutivo, mettendo a disposizione fondi straordinari per aiutare i bambini malati e le famiglie a fare dei test tossicologici». A Napoli, l'ultima bambina deceduta a causa di un tumore «è Sara, 12 anni, di Chiaiano. Abbiamo cercato di nasconderle quanto stava accadendo - racconta Marzia - perfino durante la terapia palliativa. Sara ci ha lasciati il 23 dicembre».  Sul tema è intervenuto anche il presidente dell'Istituo Superiore della Sanità secondo il quale la Campania dovrebbe attivare studi rigorosi e strutturati per verificare il possibile legame tra situazione ambientale e insorgenza di tumori. «L'invito alla Regione è ad attivarsi e recuperare il tempo perduto perché, onestamente, se non si approccia il problema in maniera scientificamente rigorosa non si possono trarre conclusioni. Per fare delle affermazioni bisogna studiare seriamente». La sollecitazione alla Regione Campania arriva da Walter Ricciardi, presidente dell'Iss che interviene sulla denuncia del Comitato vittime della terra dei fuochì sull'aumento di morti per tumori tra i bambini nell'area campana. «Sta alle autorità competenti, in primis la Regione, monitorare», ha detto Ricciardi ricordando che con il progetto Sentieri, ovvero lo Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio inquinamento, «nel 2016 avevamo dato un segnale di attenzione sul problema». L'Istituto,«è a disposizione delle autorità», per gli approfondimenti ma, a un anno di distanza dal segnale d'allarme lanciato, «non mi risulta - dice Ricciardi - siano stati fatti passi avanti. Da allora non abbiamo ricevuto nessuna richiesta specifica, come invece hanno fatto altre Regioni. Ma noi, ripeto, restiamo siamo a disposizione delle istituzioni». Per il presidente dell'Iss è necessario «attivare studi strutturati di epidemiologia analitica e non di epidemiologia descrittiva, cioè con indagini che cerchino di capire, in maniera più strutturata, cosa succede». La Regione Puglia, per esempio, esemplifica Ricciardi, «gestisce la problematica dell'Ilva di Taranto in modo più strutturato. Mi risulta che il presidente Emiliano abbia trovato risorse aggiuntive per continuare l'attività di ricerca. E c'è la collaborazione con l'Asl».