IL PAESE DELLA VERGOGNA
L’Italia tortura i disabili Lo dice l’Onu
«Il comitato è seriamente preoccupato». Per ben 39 volte questa frase è stata scritta nel documento che il comitato Onu sui diritti delle persone disabili ha inviato al governo italiano in occasione della «convention on the rights of persons with disabilities». E a ogni «preoccupazione» corrisponde una «raccomandazione» che il Belpaese dovrebbe adottare entro 12 mesi. Dalla discriminazione fino alla povertà, passando per gli esperimenti medici, il ruolo dei familiari caregiver, la tendenza a reistituzionalizzare, la mancanza di misure specifiche per sostenere le famiglie e gli scarsi finanziamenti dedicati all’assistenza sanitaria. L’organizzazione intergovernativa sottolinea diversi «aspetti critici», mostrandosi «preoccupata - si legge al primo punto - per l’esistenza di molteplici definizioni di disabilità in tutti i settori e nelle regioni, il che porta ad una disparità di accesso al sostegno e ai servizi». Secondo l’Onu l’Italia peccherebbe anche nel non confrontarsi con le associazioni che si occupano di disabilità. Inoltre «non vi è alcuna sistematica integrazione delle donne e delle ragazze con disabilità nelle iniziative per la parità di genere, così come in quelle riguardanti la condizione di disabilità». E ancora: «il quadro politico per affrontare la povertà infantile dei minori disabili è inadeguato». Un capitolo a sé riguarda la «Libertà da tortura o trattamenti crudeli, inumani e degradanti». Già, perché secondo l’Onu avvengono «esperimenti medici su persone con disabilità, effettuati senza il loro libero e informato consenso». «Un cerotto per il mal d’auto era stato prescritto per problemi di scialorrea, di iper salivazione - spiega Chiara, familiare caregiver - Il dottore aveva provato a utilizzare l’effetto collaterale della secchezza delle fauci come una cura. Ho rischiato di uccidere mio figlio perché lo stavo avvelenando senza saperlo. I parenti delle persone non autosufficienti sono così disperati che accetterebbero qualsiasi cosa». Poi vi è l'altro lato della medaglia, quello delle cure per il dolore che non vengono finanziate dal Servizio sanitario nazionale: «Quindi se la persona è povera soffre» spiega Chiara. E ancora «il Comitato è preoccupato per il fatto che i bambini sono sottoposti a interventi chirurgici irreversibili di variazione intersessuale e ad altri trattamenti medici senza il loro libero e informato consenso». Un discorso importante riguarda la preoccupazione espressa «per l'inaccessibilità del sistema giudiziario» e «perché la legge penale dello Stato consente di dichiarare le persone con disabilità intellettive o psicosociali non idonee a ricorrere in giudizio», permettendo altresì di sottoporle «per un tempo indefinito, a misure di sicurezza che le privano forzatamente della libertà». Nel capitolo relativo la «libertà e sicurezza della persona», si va dalle perplessità inerenti «le misure restrittive a carico delle persone socialmente pericolose, comprese le persone che sono ritenute pericolose per sé e per gli altri», fino a quelle relative al «trattamento dei detenuti con disabilità». Un capitolo è dedicato alla comunicazione: dal mancato «ri- conoscimento ufficiale del linguaggio dei segni fino al suo limitato utilizzo nelle trasmissioni televisive», passando per lo «scarso riconoscimento del Braille», per l’assenza di interpreti nella scuola pubblica e per la mancata ratifica del «Trattato di Marrakech per facilitare l'accesso ai testi pubblicati alle persone cieche». E poi ancora vengono elencate le difficoltà per i disabili nell’adozione, nel partecipare ai bandi pubblici, per avere il diritto di voto («l’articolo 48 della Costituzione che limita il diritto di voto sulla base di "incapacità civile" non è coerente con la Convenzione»), per gli alti tassi di disoccupazione e per il trattamento riservato ai migranti con disabilità. Insomma, per l’Onu l’Italia non è un paese a misura di disabili.