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Donna dimessa dall'ospedale perde il bambino Lorenzin invia gli ispettori

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Mancavano solo pochi giorni al parto. E quanto Simona Othman ha avvertito dei dolori addominali non ci ha pensato un secondo ad andare in ospedale. Due volte. Perché dopo essere stata dimessa una prima volta la donna, che continuava a stare male, è tornata. Ma a quel punto il bambino che portava in grembo era già morto. Il dramma è andato in scena all'ospedale Vizzolo Predabissi di Melegnano, in provincia di Milano. E ora magistrati e ispettori del ministero della Salute e della Regione Lombardia dovranno accertare cosa è veramente successo. Le cartelle cliniche e il feto sono sotto sequestro, e la magistratura ha disposto gli esami autoptici. Su disposizione della procura di Lodi, inoltre, i carabinieri di Melegnano, hanno raccolto la denuncia del compagno della 33enne e stanno procedendo con gli accertamenti. Intanto la direzione dell'Azienda socio sanitaria territoriale Melegnano e della Martesana, in un comunicato a firma dell'ospedale, esprime "vicinanza alla famiglia per il doloroso evento occorso". E offre la sua versione dei fatti. "Le valutazioni ufficiali sull'accaduto sono in corso - si legge nella nota - ma le prime evidenze fanno emergere una tempestività di azione dei sanitari coinvolti nell'accaduto e osservanza delle procedure. La donna è stata accolta in pronto soccorso in due circostanze e nella prima, alle ore 18.30 circa, è stata dimessa poiché non emergevano indicazioni per proseguire l'osservazione in ospedale. La Signora poi si è ripresentata in pronto soccorso dopo due ore circa essendo nel frattempo sopravvenute contrazioni uterine. A seguito del secondo accesso è stato deciso di ricoverare la gestante per iniziale travaglio. Il travaglio prima e la procedura di urgenza per il parto cesareo dopo, resosi necessario per il manifestarsi di criticità cliniche al feto, risultano effettuate con tempestività dagli operatori sanitari". Insomma, i sanitari avrebbero fatto tutto secondo le procedure previste. Per verificare che sia veramente così il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin ha disposto l'invio della task force istituita dal Regolamento di funzionamento dell'Unità di crisi. Stessa decisione da parte della Regione Lombardia che, come spiega l'assessore al Welfare Giulio Gallera, ha "immediatamente affidato l'incarico all'Ats della Città metropolitana di costituire una Commissione di verifica delle procedure utilizzate dal momento dell'arrivo della paziente presso la struttura fino al tragico epilogo". La Commissione è composta da 4 specialisti, un neonatologo, un pediatra, un ginecologo e un medico legale.

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