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Sergio Pirozzi e i politici ad Amatrice: "Ora sanno quanto soffriamo"

Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi

Francesca Pizzolante
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È sempre lui, Sergio Pirozzi, il sindaco eroe che da quel maledetto 24 agosto si è trasformato in un vero e proprio guardiano a difesa della sua Amatrice. La sua, una grande virtù: tenere alta l'attenzione. Se il comune non è caduto nel dimenticatoio come, purtroppo, è successo per altri centri, il merito è soprattutto di Pirozzi che non ha mai smesso di provocare e lanciare appelli. L'ultimo, sorprendente, quello di invitare la politica a trascorrere parte delle festività tra le tende di Amatrice, comune raso al suolo da un violento sisma e che oggi più che mai ha voglia di rinascere. Ma per farlo ha bisogno soprattutto del supporto e della presenza delle Istituzioni. Con questo spirito è nata la tre giorni (27, 28 e 29 dicembre) targata Amatrice. Per ora hanno risposto in dieci parlamentari, ma le adesioni sembrano destinate ad aumentare. Soddisfatto? «Mai abbassare la guardia. Posso dirmi molto soddisfatto. Stanno arrivando in tanti, da destra a sinistra, a vedere da vicino quello che ha provocato il terremoto, ma soprattutto a capire quali sono i nostri problemi quotidiani. Sono sicuro che anche per loro sarà un momento importante, e lo è per tutta l'Italia, perché rappresentanti politici di schieramenti diametralmente opposti si trovano qui a condividere questo bel momento per Amatrice. Sono davvero soddisfatto della risposta all'iniziativa, e resta aperto l'invito a chiunque volesse ancora partecipare». Quale sarà il crono programma di questa "full immersion"? «Stiamo dando una grossa opportunità al Parlamento per fare meglio. Questa sarà una presa di coscienza lunga 72 ore. Faremo dei tour mirati dove i parlamentari potranno rendersi conto di quelle che sono oggi le nostre esigenze. La condivisione di un problema credo che possa aiutare a comprenderlo. Siamo in ritardo su alcune cose, per le emergenze ci devono essere procedure più veloci. Amatrice è una terra meravigliosa, guardate che dico sul serio. Però è anche una terra difficile, specialmente d'inverno, anche in condizioni normali. Lo era anche prima del sisma: è terra di montagna, e dunque della montagna possiede tutte le complessità. Oggi, poi, ci sono le macerie, le difficoltà che derivano da una calamità naturale che ha provato duramente il territorio e la sua gente. Il mondo della politica lo sa, e già ha dato prova di vicinanza: l'approvazione all'unanimità del decreto legge sul terremoto, segnale importante». Tre giorni gomito a gomito con i parlamentari. Ha le idee chiare? «Le ho sempre avute chiarissime: Amatrice deve tornare a splendere come e spero anche più di prima. Abbiamo una gran voglia di rinascere, di far rivivere i nostri luoghi che ci hanno resi unici e famosi in tutto il Mondo. Tre giorni insieme a me e alla mia comunità per conoscerci meglio, condividere un'esperienza che reputo importante per tutti: per noi, per loro, e anche per l'Italia. È un'occasione per la politica italiana di smentire i luoghi comuni che la vogliono rappresentare come lontana dalla gente, ma è anche un modo per fare, insieme, una grande esperienza umana. Gli esponenti della politica vedranno con i loro occhi cosa significhi dormire in un container, affrontare le problematiche cui Amatrice si trova a dovere fare fronte. È un'occasione per dimostrare che siamo un grande popolo, e anche un modo per conoscere meglio questo territorio che oggi soffre ma che possiede meraviglie naturalistiche uniche al mondo: quelle che nessun sisma può portarci via. Un'occasione per conoscere la mia gente, il suo coraggio, e anche il suo immenso amore per questa terra martoriata: un senso di appartenenza che resiste persino ai cataclismi. Io sono sempre qui, mi trovate nel "bunker del Sindaco sfrattato a tempo", a Parco Minozzi ad Amatrice».

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