Avvelena le figlie di 7 e 9 anni con la candeggina Poi tenta il suicidio
Ha avvelenato le sue due bambine, di 7 e 9 anni, uccidendole, e subito dopo ha ingerito della candeggina che però su di lei non è stata letale. È successo in una piccola palazzina del centro storico di Gela, in provincia di Caltanissetta. La donna, 42 anni, è stata trovata in stato di choc dal marito che, rientrato in casa dal lavoro, si è trovato davanti alla tragica scena delle due piccole riverse a terra. L'uomo ha subito chiamato il 118, ma per le piccine non c'era più nulla da fare: erano morte, uccise dalla madre, probabilmente con quella stessa candeggina con la quale aveva provato a togliersi la vita. Quando la donna si è trovata davanti al marito, distrutto da dolore e rabbia, che la guardava con occhi increduli, ha minacciato di buttarsi dal balcone dell'appartamento nel quale vivevano, al secondo piano di via Passaniti 5, ed è stata salvata solo grazie all'intervento dei carabinieri, chiamati sul posto dai soccorritori. Trasportata nel vicino ospedale Vittorio Emanuele la donna è stata ricoverata per le lesioni interne causate dal veleno, ma secondo i medici non rischia la vita. Ancora ignote le cause del folle gesto. La donna, secondo quanto si apprende, non soffriva di depressione o quanto meno non era mai stata in cura per problemi del genere: lavorava come maestra, ai vicini sembrava una madre come tutte le altre, senza disagi o difficoltà particolari. Una famiglia all'apparenza normale, raccontano gli inquirenti, con una casa nel centro storico di Gela, non ricca ma senza nessun problema economico: ingegnere lui, insegnate lei, entrambi, fino a oggi, genitori apparentemente felici e innamorati delle loro due piccole. Sarà l'autopsia, disposta per le prossime ore, a fare chiarezza sulla triste fine delle due vittime. La donna non ha ancora detto una parola su quanto accaduto: al momento non è in condizione di parlare né di essere interrogata, dicono i medici. Mentre il marito, in stato di choc, rimane al fianco delle due piccole, strappate alla vita da una follia improvvisa e incomprensibile, che non è dipesa da lui ma per la quale non si dà pace.