Giubileo della Misericordia, Papa Francesco chiude la Porta Santa
«Chiediamo la grazia di non chiudere mai le porte della riconciliazione e del perdono, ma di saper andare oltre il male e le divergenze, aprendo ogni possibile via di speranza». Papa Francesco ha chiuso la porta santa e il Giubileo della Misericordia e ha parlato nel corso della messa celebrata sul sagrato della Basilica vaticana. «Come Dio crede in noi stessi, infinitamente al di là dei nostri meriti, così anche noi - ha detto il Papa - siamo chiamati a infondere speranza e a dare opportunità agli altri. Perché, anche se si chiude la Porta santa, rimane sempre spalancata per noi la vera porta della misericordia, che è il Cuore di Cristo. Dal costato squarciato del Risorto scaturiscono fino alla fine dei tempi la misericordia, la consolazione e la speranza». Poco prima Bergoglio ha chiuso i battenti della porta di bronzo del Consorti nella Basilica di San Pietro, l'ultima porta santa rimasta aperta nel mondo, per concludere il Giubileo Straordinario della Misericordia aperto ufficialmente l'8 dicembre scorso. Per la prima volta nella storia, il Papa ha voluto che il Giubileo fosse davvero diffuso, celebrato in tutte le cattedrali del mondo. È per questo che, simbolicamente, ha potuto anticiparne l'apertura dalla cattedrale della martoriata Bangui, nel Centrafrica, il 29 novembre durante il suo viaggio apostolico. Gli ultimi sono stati il cardine dell'Anno Santo: i carcerati, gli ammalati, gli esclusi, i disabili. L'Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) ha fatto sapere che in questi mesi sono stati accolti oltre 50mila pellegrini disabili e malati. Oggi alla cerimonia di chiusura hanno assistito le alte cariche dello Stato: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il premier, Matteo Renzi. Tra i presenti anche la sindaca della capitale, Virginia Raggi. Il bilancio delle presenze per la città di Roma è inclemente: a parte qualche picco di presenze per alcuni grandi eventi, come l'esposizione delle spoglie di Padre Pio e la santificazione di Madre Teresa di Calcutta, l'arrivo dei pellegrini a Roma è stato costante ma mai troppo affollato. Molto ha fatto la paura degli attacchi terroristici, così come la possibilità di avere il Giubileo nella cattedrale della propria città, nelle carceri, negli ospedali. Guai però, per il regista dell'Anno Santo, monsignor Rino Fisichella, a parlare di «flop»: «Alla fantasia non c'è mai limite. Le notizie si danno con i numeri e non con la fantasia. Qualcuno invece di parlare con me ha preferito spettegolare con qualche ufficiale della Curia Romana» ha commentato, assicurando che per la fine dell'evento saranno passati sotto le porte sante di Roma più di 20 milioni di pellegrini. In eredità, ha detto monsignor Fisichella, il Giubileo lascia «la grande gioia innanzitutto provocata dal mettere di nuovo al centro della vita della Chiesa la misericordia». La volontà di Papa Francesco, al di là dei numeri, era che l'Anno Santo non fosse tanto un anno di clamore, quanto un'occasione di riflessione e riscatto. Lo dimostra una delle iniziative più significative che ha voluto adottare: i venerdì della misericordia. Per un venerdì di ogni mese dell'anno, il Papa si è recato personalmente a sorpresa, senza telecamere, a far visita agli ultimi: come quando, il 18 dicembre, pochi giorni dopo l'inaugurazione del Giubileo, ha aperto una porta santa nell'ostello Don Luigi Di Liegro, della Caritas di Roma, a pochi passi dalla stazione Termini. O come quando, il 24 marzo, ha lavato i piedi ai giovani profughi ospiti del Cara di Castelnuovo di Porto, o, ancora, il 26 febbraio, ha fatto visita ai ragazzi tossicodipendenti in cura nel Ceis-Centro italiano di solidarietà don Mario Picchi.