IL SISMA NEL CENTRO ITALIA
Tremila sfollati in rivolta: "Niente tende. Restiamo qua"
NORCIA «Dio mio ma dove sei? Cos’ho fatto di tanto male per essere condannata alle pene dell’inferno?». La signora Maria sgrana il rosario e tra un’avemaria e l’altra recitate con devozione si chiede cosa sia successo, perché quei santi che omaggia da anni l’abbiano abbandonata proprio nel momento del bisogno. Lei di anni ne ha 80 e di terremoti ne ha vissuti. «Ma questa volta è diverso - dice - Qui, a Norcia, la terra non ha mai smesso di tremare. È da fine agosto che viviamo col patema d’animo. Le case, per fortuna, sono in piedi ma è il nostro animo che è distrutto». Gli occhi si riempiono di lacrime, la voce si strozza. La notte appena trascorsa non è stata semplice. Una forte scossa si è avvertita intorno alle 3.39 del mattino. Lo stesso orario in cui Amatrice, Accumuli, Arquata del Tronto sono state rase al suolo lo scorso 24 agosto. Sul volto delle persone che hanno dormito nei diversi centri operativi comunali (gli sfollati sono circa tremila) allestiti nei paesi di Visso, Ussita, Norcia, Castelsantangelo sul Nera e Camerino, si leggono sconforto, rabbia e incertezza. Le temperature, di notte, calano sensibilmente e l’inverno s’avvicina. «Tra quanti mesi ci ridaranno la casa?- dice un anziano-. Che non mi venissero a dire, come hanno fatto ad Accumuli, ti mandiamo al mare. Io non mi sposto da casa mia. Piuttosto prendo un camper, ma da qui non me ne vado». Sono le tre del pomeriggio quando il sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini, comunica ai cittadini le tre soluzioni pensate per evitarli un’altra notte in macchina: trasferimento in albergo a chilometri da casa, contributo per l’autosistemazione oppure una branda nelle tendopoli allestite da Croce Rossa e Protezione Civile. Si cerca di convincere tutti, soprattutto gli anziani, ad andare in albergo. Sono loro i più riottosi: «Andiamo in un albergo in zona perché lontano da casa?» domandano. P er altri c’è la beffa: sfollati del terremoto del 24 agosto, costretti ad un’altra trafila da sfollati. «Quest’incubo non finisce mai - dice una signora - Sono incazzata! Ora ricomincio tutto daccapo con le solite promesse». Ed eccole arrivare: casette in legno, fra sette massimo dieci mesi, e poi la ricostruzione. C’è chi si rassegna, come la signora Ferdinanda Troiani: «Stavolta non ho più intenzione di ricostruire la mia casa, è la fine». Ma la conta dei danni non finisce qui, gli alberghi, che si preparavo tra sagre e percorsi enogastronomici ad accogliere i turisti del ponte di Ognissanti, sono presi d’assalto: disdette su disdette. «Proprio mentre incominciavamo a riprenderci dopo la botta di Amatrice - dice la titolare dell’Hotel Europa a Norcia - ecco che arriva un altro duro colpo. Se non lavoriamo siamo costretti a licenziare e così si blocca l’economia di queste zone che vivono di turismo e allevamento». Per fortuna almeno gli allevatori della zona, come comunica Coldiretti, non hanno subito ingenti danni e nessuna bestia è morta.