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L'allarme dei servizi: miliziani di Boko Haram tra i profughi

Francesca Musacchio
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I primi arresti del 2016 sono avvenuti il 22 gennaio a Pozzallo, quando la polizia ha fermato due persone, un sudanese di 25 anni e un egiziano di 17. L'ultimo ieri mattina, sempre nel porto siciliano. Nel corso dei mesi gli sbarchi di immigrati sulle coste italiane sono continuati incessanti. E quasi per ogni arrivo è stato individuato almeno uno scafista. Sono 730 le persone che dall'inizio di quest'anno sono finite in manette perché ritenuti responsabili di favoreggiamento all'ingresso clandestino sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari. Un numero elevato di soggetti a cui si è arrivati quasi sempre grazie alle segnalazioni e alle testimonianze degli immigrati. E proprio tra la marea umana che tutti i giorni si riversa sulle nostre coste, questi personaggi tentano di nascondersi per sfuggire alle forze dell'ordine. La loro speranza, legata inevitabilmente anche alle sorti del natante, è quella di essere soccorsi in mare e riuscire ad arrivare sulla terra ferma come gli altri clandestini. Da qui, poi, il viaggio continua attraverso i centri di accoglienza e le sistemazioni destinate ai profughi. I dubbi sulla provenienza e sulle reali intenzioni una volta sbarcati nel nostro paese, però, restano. LEGAMI CON I TERRORISTI In genere gli scafisti sono extracomunitari provenienti dai paesi africani e che, in accordo con i trafficanti di essere umani nei porti di partenza dei gommoni, hanno il compito di «governare» l'imbarcazione fino al momento in cui verrà lanciato il segnale S.O.S. o fino a quando sarà intercettata dai pattugliatori di Frontex. Una volta arrivati in Italia la loro missione termina e diventeranno immigrati come gli altri, che richiederanno assistenza e asilo al nostro Paese. I legami con le organizzazioni che gestiscono il traffico di immigrati, tra cui anche l'Isis, hanno inevitabilmente attirato l'attenzione dell'Antiterrorismo che indaga sul profilo dei soggetti. Ad alcuni di questi, infatti, sarebbe stato sequestrato il telefono sul quale sono state trovate foto (e anche video) che ricondurrebbero alla propaganda dell'Isis come immagini di armi e bandiere nere del Califfato. Una miscela che desta preoccupazione in chi indaga. Il sospetto, infatti, è che le infiltrazioni terroristiche all'interno del flusso di immigrati si nascondano proprio tra gli scafisti. Soggetti legati alle organizzazioni che lucrano sul traffico di immigrati e che potrebbero essere potenzialmente a rischio. In alcuni casi, spiegano le fonti, gli arrestati accusati di favoreggiamento all'ingresso clandestino sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari sono persone che accetterebbero di gestire l'imbarcazione in modo da non pagare la traversata. In altri, però, sarebbero stati rilevati elementi che farebbero supporre altro.  SCAFISTI ITALIANI L'attività di trasporto degli immigrati, però, non è una peculiarità solo degli extracomunitari. Nel corso degli ultimi due anni, infatti, sono stati arrestati scafisti italiani a bordo di imbarcazioni sulle quali erano presenti profughi. In questi casi i mezzi usati sono scafi potenti e costosi. Nulla a che vedere con le bagnarole fatiscenti con cui arrivano la maggior parte dei migranti. A giungo scorso sulla costa di Otranto, sono stati identificati e arrestati dalla guardia di finanza un 32enne e un 39enne, residenti in provincia di Brindisi, con l'accusa di favoreggiamento all'immigrazione clandestina. I due italiani erano al comando di uno scafo di circa sette metri, in vetroresina e con un motore da 150 cavalli. Le fiamme gialle li hanno bloccati durante una delle operazioni di pattugliamento nel canale d'Otranto scoprendo a bordo una decina tra somali e siriani. A maggio del 2015, invece, è finito in manette un ligure di 62 anni. L'uomo, originario di La Spezia, trasportava 28 immigrati (siriani e irakeni), tra cui quattro donne e quattro bambini. Anche in questo caso si trattava di un motoscafo potente, anche se privo della documentazione necessaria per navigare. L'uomo, con precedenti legati proprio al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, è stato arrestato. Sempre nel 2015 sono finiti in manette almeno altri quattro italiani per le stesse motivazioni. NIGERIANI Oltre alle indagini sugli scafisti e i possibili legami con le organizzazioni terroristiche, in particolare l'Isis, l'Antiterrorismo guarda con interesse alla nazionalità di coloro che arrivano in Italia con i gommoni. Quest'anno, stando agli ultimi dati disponibili e aggiornati al 10 ottobre, con i barconi partiti per la maggior parte dalla Libia, sono arrivate quasi 150 mila persone. Di queste, 28mila sono nigeriani. La percentuale più alta di immigrati che sbarcano sulle nostre coste. A seguire troviamo, tra gli altri, etiopi, eritrei, somali e bengalesi. Pochissimi, quasi assenti, i siriani che scelgono la rotta del Mediterraneo per arrivare in Europa. I nigeriani sui barconi sono in maggioranza giovani uomini, alcuni ancora minorenni. Un dato che preoccupa, se si considerano i fattori legati alla sicurezza che riguarda l'allarme terrorismo ma non solo. Dalla Nigeria, infatti, si fugge per vari motivi, tutti legati però alle condizioni del Paese vittima di violenze continue e corruzione che rende difficile un reale sviluppo. La maggioranza della popolazione è musulmana, mentre il restante è di fede cristiana. BOKO HARAM Nello specifico l'attenzione dell'Antiterrorismo è incentrata sia su «operativi o favoreggiatori dell'organizzazione Boko Haram», sia su «emergenze informative» che metterebbero in risalto proprio il ruolo chiave del gruppo terroristico nel traffico di clandestini. Proprio questa attività rappresenterebbe una delle maggiori fonti remunerative dei miliziani islamisti che hanno giurato fedeltà all'Isis.

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