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I Gesuiti eleggono il Papa nero: è il venezuelano Arturo Sosa Abascal

Pietro De Leo
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Il Papa argentino e il "Papa nero" venezuelano. Lo spostamento del baricentro della chiesa nell'orbita latinoamericana si conferma anche con l'elezione, avvenuta ieri, del superiore generale dei gesuiti. Si tratta di Padre Arturo Sosa Abascal, classe '48, di Caracas. Lo hanno designato i 212 elettori della 36esima congregazione generale riunita presso la Curia generalizia di Borgo Santo Spirito, a Roma. Il consesso, andrà avanti ancora, probabilmente fino a novembre, per assumere decisioni di orientamento sulla missione e l' elezione dei collaboratori del nuovo Superiore che subentra al precedente, Padre Adolfo Nicolais, che si era dimesso dopo aver raggiunto gli 80 anni, nonostante la carica sia a vita (da qui la definizione di "Papa nero"). L'elezione è arrivata dopo quattro giorni di "murmuratio", la procedura risalente al fondatore dell'ordine, Sant'Ignazio di Loyola, che consiste in colloqui individuali tra gli elettori, nel corso dei quali ci si scambiano informazioni sui componenti della Congregazione, senza però poter avanzare candidature né proprie, né di altri. Da questo confronto, poi, emerge la decisione di voto. Regola antica, in una Congregazioneche ha visto una certa iniezione di modernità, considerando che alcune votazioni sono avvenute via tablet, con un'applicazione creata per l'occasione. La scelta del Superiore, invece, si è svolta con metodo tradizionale, in votazione anonima con un foglietto piegato. Per l'annuncio della designazione, però, è stato scelto Twitter soltanto dopo che, come vuole la regola, il nome fosse comunicato al Papa. «Ho il sentimento di avere bisogno di tanto aiuto: adesso incomincia una grande sfida», ha detto Padre Sosa, poco dopo essere stato eletto, a Radio Vaticana. «Questa è la compagnia di Gesù - ha aggiunto - e allora Gesù deve darsi da fare anche da qua, con noi. Dopo, io mi fido dei compagni che sono così bravi». Padre Arturo Sosa, che da subito ha colpito i social per i baffi simili a quelli del condottiero Simon Bolivar, era delegato per le case e le opere interprovinciali della Compagnia di Gesù a Roma. Laureato in filosofia, si è poi specializzato in scienze politiche e ha svolto un lungo percorso di insegnamento; l'attualità del suo Paese lo ha portato, da osservatore, a commentarne le dinamiche tormentate e in un'intervista, due anni fa, definì la società del suo Paese «ferita e risentita». Il Venezuela, osservò, «è diviso in molti pezzi». Arturo Sosa è il primo non europeo eletto alla guida della compagnia di Gesù, ribaltando qualsiasi previsione che invece vedeva, tra la rosa degli eligendi, anche lo stesso Padre Federico Lombardi, già portavoce della Sala Stampa Vaticana. L'ordine sfiora i 17 mila religiosi, e la compagine degli elettori, vedeva la quota maggioritaria proveniente dall'Asia e Oceania (32%), poi Europa (27%), America Latina (16%), e Africa, (10%). La provenienza sudamericana di Superiore e Pontefice, assieme alla comune appartenenza (pure Bergoglio è gesuita) sicuramente faciliterà una identità di vedute. Quella del Papa guarda sempre meno all'Europa come centro della Chiesa.

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