Addio a Cossutta Uomo del Kgb a Roma
Se ne va a 89 anni l'ultimo ortodosso del Pci
E ra malato da tempo,ma anche quest'ultima parte della sua vita aveva voluto che fosse avvolta nella più totale discrezione. Armando Cossutta, 89 anni, ininterrottamente in Parlamento dal 1972 al 2008, ultimo dei comunisti ortodossi e irriducibili, ha scelto di andarsene nella notte, nelle ore in cui il silenzio domina, in una corsia dell'ospedale San Camillo, dove era ricoverato da alcune settimane. Anche in questo suo congedo ci ricorda le fredde e austere sagome della nomemklatura comunista schierata sulla terrazza del mausoleo di Lenin a Mosca, orgogliosamente impettita in occasione delle storiche parate sulla Piazza Rossa, a cui Cossutta aveva più volte partecipato, avvolto in un pesante cappottone con cappello di feltro ben piantato sulla testa, fedelissimo della vecchia e ormai defunta Urss, per lui unico faro per il progresso e il riscatto del proletariato di tutto il mondo. Neppure le sempre più evidenti crepe del sistema sovietico, le sbandate non più nascoste di un'economia irrimediabilmente al collasso, rivelate dalla glasnost, la trasparenza, di Gorbaciov dopo il crollo del muro di Berlino, lo avevano convinto a rivedere una posizione e una scelta ormai sconfessate dalla storia e dell'evidenza dei fatti. Perennemente in attesa di una rivoluzione che non ci sarebbe mai stata, Cossutta da dirigente di punta del Pci era entrato in rotta di collisione col partito quando Enrico Berlinguer negli anni '80 aveva cominciato a prendere le distanze dal partito guida sovietico, denunciandone gli errori, elogiando l'ombrello della Nato sui paesi dell'Europa occidentale e dichiarando clamorosamente che «la rivoluzione d'Ottobre aveva esaurito la sua spinta propulsiva». È in quegli anni che Cossutta diventa l'unico referente di Mosca, il comunista italiano depositario della dottrina comunista più autentica, incentrata sul patto di Varsavia, con il Pcus unica guida illuminata. Quando Berlinguer vara con altri partiti comunisti europei il «manifesto dell'eurocomunismo», lo strappo è irrimediabile. «Ormai dirsi comunisti in Italia è una bestemmia nello stesso Pci» dirà Cossutta, che si reca ormai frequentemente nell'Urss per elaborare strategie contro la deriva deviazionista del segretario. Sono anni di avvenimenti anche oscuri. Reduce da un viaggio in Bulgaria, l'auto di Berlinguer entra in collisione con un autocarro che improvvisamente gli sbarra la strada che porta all'aeroporto. Il leader italiano ne esce miracolosamente illeso, ma coi più stretti collaboratori, soprattutto il fedelissimo Tonino Tatò, si dirà certo di un attentato organizzato per ucciderlo dal famigerato Kgb, con quasi certe collaborazioni raccolte in madre patria. Quando nel 1989 cadde il muro di Berlino e l'anno seguente Achille Occhetto impresse al partito la svolta che portò alla nascita del Partito dei democratici di sinistra, Cossutta fu sostenitore della mozione contraria al superamento dell'ideologia comunista, non accettò mai il risultato della consultazione tra gli iscritti che sanciva l'evoluzione del Pci nel Pds e la sostituzione del simbolo della falce e martello con la quercia. E nel 1991, assieme ad altri, fondò il Partito della Rifondazione Comunista. Nel 1998, però, ruppe anche con Fausto Bertinotti, l'ex sindacalista della Fiom divenuto segretario del Prc, sul ritiro della fiducia al governo di Romano Prodi dopo il no del Professore alla riduzione della settimana di lavoro a 35 ore. Per continuare a sostenere l'esecutivo, diede vita con Oliviero Diliberto e Marco Rizzo ai Comunisti Italiani (Pdci), un partitino dello zero qualcosa per cento, ormai irrilevante nella vita politica italiana. Sarà il Dossier Mitrokhin a rivelare l'inossidabile rapporto di Cossutta con l'Unione Sovietica. Nella scheda numero 142, il dossier rivelava che Armando Cossutta «era un contatto confidenziale della Residentura del Kgb di Roma», insieme a infedeli funzionari pubblici, professori universitari, imprenditori che avevano passato informazioni al Kgb. Certamente la sinistra italiana, quel tanto che rimaneva del Pci e la nota stampa sostenitrice delle cause perse della sinistra, tutti insieme, uscivano malconci dalla diffusione dei documenti custoditi dall'ex archivista. Cossutta fra questi. Sarebbe poi uscito fuori che l'Armando era stato destinatario di consistenti somme di denaro, per portare avanti in Italia l'opposizione a Berlinguer, con un giornale Paese Sera come organo ufficiale. Per salvarlo dal fallimento, Cossutta incassò 200 mila dollari (trecento milioni di oggi) per la pubblicazione della rivista Orizzonti, altri 300 mila dollari nel 1986, 900 milioni il 31 dicembre 1986 da Anatoli Dobrynin, l'ex ambasciatore di Mosca a Washington che aveva sostituito Boris Ponomariov alla direzione del dipartimento internazionale. Paese Sera sopravvisse per poco, poi l'inevitabile fallimento. Non l'ultimo per Cossutta. Il più grande, che rifiutò con fermezza, fu non accettare il crollo del comunismo come ideologia. E se ne andato continuando a credere che non fosse così.