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Arrestati gli assasini Cocò, il bimbo bruciato in auto

cocò

Il piccolo, ucciso a tre anni insieme al nonno e alla compagna marocchina, venne utilizzato come scudo da chi doveva proteggerlo

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Aveva solo tre anni ed è stato ucciso in maniera atroce. I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza hanno arrestato due persone accusate dell'omicidio di Antonio Iannicelli, della compagna marocchina Touss Ibtissam e del nipotino Nicola Campolongo, di tre anni. Anche il corpicino del piccolo Cocò, come tutti lo chiamavano, venne trovato bruciato in auto il 16 gennaio 2014 a Cassano all'Ionio. I tre erano stati uccisi con diversi colpi di pistola. L'omicidio del piccolo Cocò aveva suscitato l'attenzione di Papa Francesco, che gli aveva rivolto un pensiero e una preghiera in occasione dell'angelus in piazza san pietro, il 26 gennaio 2014. Le indagini dei carabinieri, oltre a ricostruire il triplice omicidio sin dalle sue fasi preparatorie, hanno consentito di individuare il movente, documentare la sua connotazione tipicamente mafiosa ed evidenziare le dinamiche criminali nel territorio della Sibaritide.     Usato come scudo dal nonno Il piccolo Cocò Campolongo veniva utilizzato come scudo dal nonno che lo aveva in custodia. Il bambino era stato affidato a lui dopo l'arresto dei genitori, coinvolti in reati di droga. È proprio il traffico di stupefacenti il movente del triplice delitto avvenuto a Cassano all'Ionio il 16 gennaio 2014. Iannicelli sapeva di essere in contrasto con il gruppo criminale che opera sulla Sibaritide e probabilmente ha portato con sé il nipotino nell'incontro risultato poi fatale con i suoi assassini. La furia omicida non ha risparmiato il piccolo, che è stato prima ucciso e poi bruciato insieme al nonno e alla compagna in auto.     Il bambino conosceva gli assassini Cocò Campolongo conosceva i suoi assassini. È una delle ipotesi avanzata dai carabinieri. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, il contesto in cui è maturato l'omicidio è quello del traffico di droga. Gli autori dell'efferato delitto frequentavano gli stessi ambienti di Iannicelli, da qui l'ipotesi che il nipotino li conoscesse bene e dunque la decisione di non risparmiarlo all'atroce fine a cui era destinato il nonno.     Anche la donna, una vittima innocente Anche Ibtissam Touss, compagna di Giusepppe Iannicelli, nonno di Cocò Campologo, assassinata il 16 gennaio 2014, fu vittima innocente, come il bambino, dell'agguato di cui era vittima designata soltanto l'uomo. Lo hanno sottolineato gli inquireti nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare i dettagli delle indagini . "Dobbiamo dare maggior risalto anche all'altra vittima innocente di quella strage, la convivente marocchina del nonno, di cui io porto ancora la foto in tasca" ha detto Giuseppe Brancati, comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza, a margine della conferenza stampa di oggi. Per quanto riguarda il movente, è stato il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giovanni Bombardieri ha confermato che Iannicelli aveva manifestato la volontà di collaborare con la giustizia. Per Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, "l'omicidio dell'uomo doveva favorire la cosca degli Abbruzzese sul territorio nel traffico degli stupefacenti". Il generale del Ros Giuseppe Governale ha sottolineato l'importanza della minuziosa attivita' tecnica svolta nel corso delle indagini. "Sono state fatte migliaia di intercettazioni, spesso - ha detto - difficilissime perché gli indagati parlavano anche nel dialetto arbereshe"

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