Porto di Fiumicino, chiusa l’inchiesta
Lavori che rimbalzano in un vortice impazzito di subappalti e concessioni discusse e decise a tavolino tra committente ed esecutore; e poi concessioni demaniali che, in barba ad ogni accordo, raddoppiano e commissioni di vigilanza che invece non vengono mai costituite. La storia giudiziaria del nuovo porto della Concordia di Fiumicino (un mastodonte da un milione di metri quadri e 1500 posti barca a due passi dalla Capitale) si arricchisce di un nuovo capitolo con la conclusione delle indagini – atto che in genere preclude la richiesta di rinvio a giudizio – disposta dalla procura di Civitavecchia nei confronti di 15 indagati, accusati a vario titolo di abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, appropriazione indebita e riciclaggio. Nomi eccellenti quelli finiti nell’inchiesta della Guardia di Finanza: da Francesco Bellavista Caltagirone – dominus del gruppo «Acqua Marcia» a cui apparteneva la società general contractor, arrestato nel 2013 – all’ex sindaco di Fiumicino Mario Canapini fino ai funzionari regionali Luigi Fegatelli e Raniero De Filippis, già finiti nell’inchiesta sul ras dell’immondizia Manlio Cerroni. E poi Domenico Arcuri (ex amministratore delegato di «Invi Italia», società controllata dal Mef), Ernesto Abaterusso (consigliere regionale pugliese, finito nell’indagine per fatti legati al suo passato ruolo di presidente del Cda di «Italia Navigando») e Andrea Ripa di Meana che della «Italia Navigando» è attuale Ad. L’indagine della Finanza ha consentito di scoperchiare un baratro che, sostengono gli inquirenti che hanno girato la segnalazione alla Corte dei Conti, si aggira attorno ai 550 milioni di euro. Tra le tante anomalie scoperte nel corso della lunga indagine, gli inquirenti hanno scoperto che, grazie ad un gioco di subappalti ad aziende amiche, la società che svolgeva il ruolo di general contractor era riuscita a spendere solo cento milioni contro un piano di fatture che ammontava a 400. E poi la concessione demaniale marittima che, secondo i giudici, sarebbe stata preparata anche dall’ex sindaco che aveva preparato la bozza di accordo di programma e che, grazie al lavoro dei due funzionari regionali finiti indagati, era stata cambiata in favore del gruppo, passando dalla durata di 50 anni previsti ai 90 dell’accordo definitivo. Gli stessi funzionari regionali Fegatelli e De Fillipis (che si sono succeduti nella carica di direttore del dipartimento istituzionale e territorio della Regione Lazio) sono poi finiti nella rete tesa dagli inquirenti, per la mancata costituzione della commissione di vigilanza e collaudo che avrebbe dovuto vigilare sui lavori, e per la mancata escussione delle polizze fideiussorie rilasciate dalla concessionaria a garanzia dei lavori stessi. L’abuso d’ufficio è poi ipotizzato nella scalata che il gruppo «Acqua Marcia» ha messo in opera nei confronti della «IP».