Carminati sulla Orlandi: "Tutte invenzioni"
L'interrogatorio dell'ex estremista di destra sulla scomparsa della 15enne: "Io non so nulla, Mancini dice cose inventate sulle colpe di De Pedis"
«Non so nulla sulla scomparsa di Emanuala Orlandi e secondo me Mancini si è inventato tutto quando ha riferito di essere sicuro della resposabilità di De Pedis nel rapimento». Questa la spiegazione che nel 2008 Massimo Carminati, ex estremista di destra legato alla Banda della Magliana, attualmente in carcere con l'accusa di associazione di stampo mafioso nell'inchiesta «Mafia Capitale» della procura di Roma, ha fornito ai magistrati romani che da 32 anni cercano di far luce sulla sparizione della figlia 15enne del messo del Vaticano. Indagini sulle quali ora incombe la parola «fine». Il procuratore capo Giuseppe Pignatone ha infatti chiesto al gip l'archiviazione del procedimento che vede indagate per il sequestro di persona e l'omicidio di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi (scomparse rispettivamente il 7 maggio e il 22 giugno del 1983): Sergio Virtù, l'ex autista di Enrico De Pedis, Angelo Cassani (detto Ciletto) e Gianfranco Cerboni (detto Gigetto), entrambi legati alla Banda, monsignor Piero Vergari, ex rettore della basilica di Sant'Apollinare, Sabrina Minardi, che con «Renatino» aveva intrattenuto una relazione sentimentale, e il fotografo Marco Accetti, autoaccusatosi del sequestro. «Nel 2005 irrompeva nel quadro frastagliato delle indagini – si legge nella richiesta di archiviazione della Procura – uno spunto investigativo che ipotizzava il coinvolgimento della Banda della Magliana nel rapimento della Orlandi, coinvolgimento che avrebbe trovato la sua ragion d'essere nel tentativo di ricattare il Vaticano per ottenere la resituzione di soldi che la Banda, e con essa la mafia siciliana facente capo a Pippo Calò, aveva investito nello Ior». Tutto parte da una telefonata arrivata l'11 giugno 2005 nel corso della trasmissione «Chi l'ha visto?»: una voce anonima suggerisce di andare a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant'Apollinare per trovare la soluzione del caso. Il 20 febbraio 2006 un ex della Banda, Antonio Mancini, intervistato in tv spiega, a proposito della telefonata a casa Orlandi del 28 giugno 1983 di un tale presentatosi col nome di «Mario«: «Questa è la voce della Magliana» e fa il nome di un certo «Rufetto», killer (a suo dire) di De Pedis. Interrogato come testimone dai magistrati, Mancini «precisa di non avere conoscenza diretta del sequestro di Emanuela Orlandi in quanto detenuto all'epoca dei fatti, ma di averlo saputo da componenti della Banda della Magliana dentro le carceri, senza tuttavia fare i nomi di chi gli avrebbe riferito tali notizie, ma fornendo generiche indicazioni su chi avrebbe potuto sapere qualcosa». Una delle testimonianze più ricche di spunti investigativi è quella di Sabrina Minardi. Nelle dichiarazioni rese ai pm il 4 giugno 2008, «in una lunga e spesso confusa deposizione» spiega dettagliatamente il coinvolgimento suo, dell'allora compagno De Pedis e di alcuni membri della Banda nel rapimento della Orlandi. Tra le persone che le capitava di vedere più frequentemente quando si incontrava con «Renatino», c'è anche Massimo Carminati. Così il 26 giugno 2008, alle ore 10,55, negli uffici della Squadra Mobile di Roma davanti al procuratore aggiunto della Dda Italo Ormanni e ai sostituti Simona Maisto e Andrea De Gasperis, Carminati risponde: «Prendo atto che a detta di una persona vicina a De Pedis con riguardo alla scomparsa di Emanuela Orlandi io potrei essere a conoscenza per averlo appreso dallo stesso De Pedis di notizie in ordine alla vinceda, nulla so in merito». Poi, l'ex estremista di destra spiega ai magistrati: «Secondo me Mancini, quando afferma di essere sicuro della responsabilità di De Pedis, dice cosa assolutamente inventata anche perchè all'epoca era detenuto». Non sarà questa l'ultima volta che Carminati si ritroverà a parlare del rapimento della 15enne. Sono passati tre giorni dalla conclusione dei rilievi della polizia scientifica sui resti di «Renatino«, dopo l'apertura della bara tumulata nella basilica di Sant'Apollinare. Il 17 maggio 2012 Carminati, al telefono con il fratello Sergio, commenta così l'iniziativa della magistratura: «La notizia è che dentro la tomba di Renatino hanno trovato proprio Renatino - racconta «er Cecato» nella conversazione intercettata dai carabinieri del Ros che indagano sul «Mondo di mezzo» - Poi dice che adesso sfonderanno tutta la chiesa perché è piena di ossa. La verità è che di quella ragazzina non gliene frega niente a nessuno, hanno messo in piedi un altro teatrino. L'unica cosa che mi dispiace è per i genitori che non hanno nemmeno una tomba sulla quale pregare».