L’Onu: "Nel 2050 in l’Italia 40 milioni di immigrati"
Un milione di immigrati pronti a sbarcare dalla Libia è nulla rispetto a ciò che prevede l’«invasione». Nel 2050 un terzo della popolazione italiana sarà composta da stranieri. Quelli già arrivati e quelli che approderanno attraversando il Mediterraneo sulle carrette del mare. Lo studio «Replacement Migration: is it a solution to declining and ageing populations?», redatto dal Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu fotografa il futuro dell’Italia e dell’Europa disegnando un “melting pot” culturale che potrebbe far esplodere tensioni sociali non di poco conto. Perché l’analisi dei movimenti migratori effettuata dalle Nazioni Unite, a partire dal 1995, programma per il nostro Paese, attraverso modelli matematici, la necessità di far entrare tra i 35.088.000 e i 119.684.000 immigrati per “rimpiazzare” i lavoratori italiani. Spalancare le porte ai migranti servirebbe ad evitare il collasso economico. Considerato che tra 35 anni gli over 65 saranno il 35% della popolazione e presupposto che il tasso di natalità per donna resti fermo a 1,2 bambini (negli Anni Cinquanta la media era 2,3). E, quindi, lo sbarco in massa di manodopera giovane viene vista come puntello per evitare che il sistema pensionistico crolli. A patto che gli stranieri vengano tutti assunti con contratti a tempo indeterminato o comunque vengano occupati in mestieri dove la quota di contributi versati sia abbastanza alta, per coprire le indennità dovute agli over 65. Agli italiani che invecchiano ma anche agli immigrati over 65: nigeriani, siriani, bengalesi, somali che a Roma, Milano e Napoli vivono già e qui trascorreranno la vecchiaia. Il processo di sostituzione degli italiani con mandopera straniera è in piena attuazione, come testimonia il rapporto «Gli immigrati nel mercato del lavoro in Italia», realizzato dalla Direzione generale dell’Immigrazione del Ministero delle Politiche sociali. Se nel 2000 la percentuale di migranti rispetto alla popolazione italiana era del 2,2%, tredici anni dopo la quota è salita al 7,4%. Molto più della media dell’Unione Europea, che si attesta al 6,7%. Nessun cenno nel rapporto delle Nazioni Unite a politiche in favore della famiglia per colmare il deficit di lavoratori. Solo aride statistiche e l’insistere, a suon di proiezioni e percentuali, sull’assoluta urgenza di “sostituire” agli operai e impiegati italiani, francesi, inglesi, tedeschi, spagnoli quelli provenienti dal Terzo Mondo. Nel 2050, secondo i calcoli dell’Onu, saremo in 41.197.000, solo 194mila in più di quanti eravano 64 anni fa. Il livello demografico più alto dal dopoguerra l’Italia l’ha toccato nel 1995, con 57.338.000 residenti registrati. Da allora una lenta e progressiva discesa, accompagnata dal calo della natalità e dal costante invecchiamento della popolazione. Fenomeno che condividiamo con quasi tutti i paesi europei: 1,5 figli per donna è la media nell’Ue. Troppo poco per mantenere gli attuali livelli di sviluppo. Come evitare che la «macchina» s’inceppi? Che milioni di anziani si ritrovino senza pensione? Al Palazzo di Vetro di New york hanno trovato soltanto una soluzione: riempire l’Europa di immigrati provenienti da Asia, Africa e Oceania. E così, se nessuno correggerà la rotta, nel 2050 dalle Alpi alla Sicilia risideranno 26 milioni di immigrati. Ora sono 4,4 milioni contro i 7,8 presenti in Germania. Proprio in Germania e in Italia, scrive il Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu, le previsioni porterebbero, rispettivamente, al 30 e al 40 per cento la popolazione immigrata. L’invasione di clandestini è in crescita esponenziale. Di tutti gli sbarchi segnalati negli ultimi vent’anni nel Mediterraneo il 45% è avvenuto nel 2014.