Abbattuto l'ecomostro di Alimuri. Addio allo sfregio sulla costa
Ha deturpato la penisola sorrentina per 50 anni. Doveva essere un albergo di lusso sul mare da 150 camere, ma è rimasto solo un enorme agglomerato di cemento sugli scogli, che ha rovinato per mezzo secolo uno dei luoghi più belli della costa campana. Sono servite 1.200 cariche di esplosivo da cinquanta grammi ognuna per cancellare uno dei più celebri ecomostri d'Italia. La spiaggia di Alimuri, tra Vico Equense e meta di Sorrento, potrà tornare tra le località fruibili ai turisti e ai residenti, adesso. L'abbattimento è costato circa 350mila euro al comune di Vico Equense, ma sulla vicenda, oggetto da decenni di battaglie ambientaliste, pesa ancora un contenzioso tra l'ultima società proprietaria della struttura dell'immobile e il ministero della Cultura su un accordo del 19 luglio 2007. La struttura di Alimuri era solo una delle tante brutture edilizie che nell'abusivismo dilagante hanno rovinato, e continuano a imbrattare, il paesaggio italiano. Di abusi l’Italia è piena: una crescita continua, rinfocolata dai vantaggi economici che derivano dallo sfruttamento territoriale. Secondo Legambiente ogni anno vengono tirate su dal nulla oltre 20mila costruzioni completamente fuori legge: senza sistema fognario, spesso in aree non indicate (o addirittura pericolose, come quelle di esondazione dei fiumi), senza attenzione alcuna alla salvaguardia del paesaggio. Sul mare, nei parchi archeologici, nelle aree protette: sono pochi gli angoli del Belpaese ad essere stati risparmiati. Oggi per l'abbattimento della struttura di Alimuri, Legambiente esulta e festeggia, sottolinenando che così salgono a cinque gli ecomostri abbattuti in Campania censiti da Goletta Verde: le villette abusive di Eboli, le torri del Villaggio Coppola Pineta Mare, gli scheletri di Montecorice nel Cilento, il Fuenti. Il termine “ecomostro” è stato coniato proprio da Legambiente per l’Hotel Fuenti. E' entrato nel linguaggio comune degli italiani, ma è intraducibile in altre lingue, come quello di “abusivismo”: a dimostrazione di come il fenomeno sia marcatamente italiano. Tra gli altri “mostri” in cima alla lista delle brutture, ci sono le palazzine sulla spiaggia di Lido Rossello (una baia della costa meridionale della Sicilia, nel comune di Realmonte, Agrigento). C’è il villaggio costiero interamente abusivo a Torre Mileto, in provincia di Foggia (costruito negli anni ’70, una decina di chilometri di edifici nella fascia di terra che separa il lago di Lesina dal mare), e la Palafitta nel mare di Falerna, Cosenza (costruzione su tre piani, 1260 metri cubi, realizzata sul bagnasciuga della costa calabrese, che da decenni sfida le onde).