
Papa Francesco: "Dio chiede di prenderci cura della famiglia"

Alla Messa d'apertura dell'Assemblea straordinaria il Santo Padre indica la missione di "cooperare al progetto d'amore del Signore sul suo popolo"
Francesco entra in processione nella basilica di San Pietro per presiedere la Messa che ha aperto stamattina la terza Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell'evangelizzazione». «Nel Sinodo dei Vescovi, siamo chiamati a lavorare per la vigna del Signore. Le Assemblee sinodali non servono per discutere idee belle e originali, o per vedere chi è più intelligente. Servono per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore, per cooperare al suo sogno, al suo progetto d'amore sul suo popolo. In questo caso, il Signore ci chiede di prenderci cura della famiglia, che fin dalle origini è parte integrante del suo disegno d'amore per l'umanità». Così Papa Francesco, nell'omelia della Santa Messa. «Oggi il profeta Isaia e il Vangelo -spiega Papa Bergoglio- utilizzano l'immagine della vigna del Signore. La vigna del Signore è il suo "sogno", il progetto che Egli coltiva con tutto il suo amore, come un contadino si prende cura del suo vigneto. La vite è una pianta che richiede molta cura. Il "sogno" di Dio è il suo popolo: Egli lo ha piantato e lo coltiva con amore paziente e fedele, perché diventi un popolo santo, un popolo che porti tanti buoni frutti di giustizia». «Ma sia nell'antica profezia, sia nella parabola di Gesù - fa notare il Papa - il sogno di Dio viene frustrato. Isaia dice che la vigna, tanto amata e curata, "ha prodotto acini acerbi" (5,2.4), mentre Dio 'si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressì (v. 7)». «Nel Vangelo, invece -fa notare Francesco- sono i contadini a rovinare il progetto del Signore: essi non fanno il loro lavoro, ma pensano ai loro interessi. Gesù, con la sua parabola, si rivolge ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, cioè ai "saggi", alla classe dirigente. Ad essi in modo particolare Dio ha affidato il suo "sogno", cioè il suo popolo, perché lo coltivino, ne abbiano cura, lo custodiscano dagli animali selvatici. Questo è il compito dei capi del popolo: coltivare la vigna con libertà, creatività e operosità», rimarca il Pontefice. «Dice Gesù che però quei contadini si sono impadroniti della vigna -è ancora l'esegesi del Papa- per la loro cupidigia e superbia vogliono fare di essa quello che vogliono, e così tolgono a Dio la possibilità di realizzare il suo sogno sul popolo che si è scelto. La tentazione della cupidigia è sempre presente. La troviamo anche nella grande profezia di Ezechiele sui pastori (cfr cap. 34), commentata da sant'Agostino in un suo celebre Discorso che abbiamo appena riletto nella Liturgia delle Ore». «Cupidigia di denaro e di potere - fa ancora notare Papa Francesco - e per saziare questa cupidigia i cattivi pastori caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili che loro non muovono neppure con un dito (cfr Mt 23,4). Anche noi, nel Sinodo dei Vescovi, siamo chiamati a lavorare per la vigna del Signore», scandice il Papa. E ammonisce: «Anche per noi ci può essere la tentazione di "impadronirci" della vigna, a causa della cupidigia che non manca mai in noi esseri umani. Il sogno di Dio si scontra sempre con l'ipocrisia di alcuni suoi servitori». Ma, avverte Bergoglio, «noi possiamo "frustrare" il sogno di Dio se non ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo. Lo Spirito ci dona la saggezza che va oltre la scienza, per lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività. Fratelli, per coltivare e custodire bene la vigna, bisogna che i nostri cuori e le nostre menti siano custoditi in Gesù Cristo dalla 'pace di Dio che supera ogni intelligenzà, come dice san Paolo (Fil 4,7)». «Così -conclude il Papa - i nostri pensieri e i nostri progetti saranno conformi al sogno di Dio: formarsi un popolo santo che gli appartenga e che produca i frutti del Regno di Dio (cfr Mt 21,43)». Al rito sono presenti tutti i partecipanti tra i quali Francesco ha voluto inserire 13 coppie di sposi (una delle quali composta da una cattolica e un musulmano) che parteciperanno come «auditores». E una quattordicesima coppia figura tra gli esperti, anche se non con il titolo pieno di «auditores» ma semplicemente come «collaboratori del segretario speciale» (che è l'arcivescovo Bruno Forte): sono l'ex-presidente dell'Azione Cattolica Franco Miano e la moglie Giuseppina De Simone, entrambi docenti universitari di Filosofia morale, lui a Tor Vergata, lei presso la Facoltà teologica di Napoli. È la prima volta che i laici invitati al Sinodo sono in stragrande maggioranza coppie di sposi, ed è una novità significativa visto il tema dei lavori.
Dai blog

Becoming Led Zeppelin, l'epopea di Plant e Page sbarca al cinema


"Grazie a noi vive tra i giovani". La Pfm suona Fabrizio De André


Lazio, indietro tutta
