Dietrofront! Il militare può farsi il tatuaggio
Il Tar del Lazio accoglie il ricorso di un giovane escluso dal concorso dell'Esercito
Un tatuaggio non può comportare automaticamente l'esclusione da un concorso. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato da un aspirante militare contro il ministero della Difesa. Dario Mangiafico è stato scartato dal concorso per arruolarsi nell'Esercito come volontario perché aveva impresso un tatuaggio sul polso destro. «La Commissione - si legge nell'articolo 2 del bando - giudicherà inidoneo il concorrente che presenti tatuaggi quando, per la loro sede o natura, siano deturpanti o contrari al decoro dell'uniforme o siano possibile indice di personalità abnorme (in tal caso da accertare con visita psichiatrica e con appropriati test psicodiagnostici)». Con provvedimento del 5 giugno 2014, la Commissione per gli accertamenti psico-fisici ha dichiarato Mangiafico non idoneo al concorso per volontari in ferma prefissata quadriennale di Taranto «per tatuaggio polso destro». «In linea generale - si legge nella sentenza depositata lo scorso 18 settembre dalla sezione prima bis del Tribunale amministrativo del Lazio - la presenza di un tatuaggio non può costituire causa automatica di esclusione da un concorso per non idoneità, essendo necessario che i tatuaggi, per la loro sede e natura, siano deturpanti o contrari al decoro dell'uniforme o possibile indice di personalità abnorme». In base al decreto ministeriale n. 114 del 2000 costituiscono causa di non idoneità «le imperfezioni/infermità dermatologiche consistenti in alterazioni della cute che determinino rilevanti alterazioni funzionali o fisionomiche, per collocazione, forma, dimensione e visibilità». La stretta è arrivata il 26 luglio 2012, quando lo Stato Maggiore ha inviato ai reparti di tutta Italia la nuova direttiva anti-tattoo. A essere banditi dall'Esercito sono stati i militari con tatuaggi che «abbiano contenuti osceni, con riferimenti sessuali, razzisti, di discriminazione religiosa» o che «possano portare discredito alle istituzioni della Repubblica italiana e alle forze armate«. Nel caso in questione, però, «l'Amministrazione non ha estrinsecato adeguatamente, in sede motivazionale, le ragioni per le quali il tatuaggio del ricorrente al polso destro sia stato ritenuto deturpante per la sede in cui è allocato o contrario al decoro dell'uniforme, ma si è limitata esclusivamente al mero riscontro del tatuaggio stesso». Per questo secondo il collegio il giudizio di non idoneità a carico di Mangiafico deve ritenersi illegittimo. Un precedente simile si ritrova in una sentenza del 18 febbraio 2009. Un aspirante carabiniere era stato scartato perché aveva un tatuaggio sull'avambraccio destro, che i giudici hanno ritenuto «non lesivo dell'immagine dell'Istituzione».
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