Così sbianchettarono il dossier Mitrokhin

Chi teme la storia? Evidentemente la caduta del Muro ha interessato solamente alcune nazioni: qui in Italia dopo quindici anni non è ancora possibile sapere la verità di quella parte dell’archivio Mitrokhin che i servizi segreti inglesi a partire dal 1992 inviarono a puntate a Roma. Perché negare la verità? In Italia a chi ha giovato, e a chi giova ancora oggi, stendere un velo sulle carte prodotte dalla Commissione parlamentare d’inchiesta Mitrokhin? Perché ancora oggi molti documenti conservati presso l’Archivio del Senato della Repubblica non sono fruibili? Le domande sono retoriche: la storia può essere una spada affilata. Molti studiosi che hanno avuto la possibilità di collaborare con la Commissione Parlamentare d'Inchiesta Mitrokhin riconoscono che vennero effettuate manipolazioni. Per meglio capire cosa s’intende per manipolazioni è necessario proporre una ragionata cronologia degli eventi. Come già scritto, l'ex archivista del Kgb Vasiliy Mitrokhin nel novembre del 1992, defezionò per collaborare con l'intelligence britannica. Solo alcuni anni dopo, settembre ’99, in Inghilterra viene pubblicato il libro «The Mitrokhin Archive», scritto dall'archivista insieme allo storico Christopher Andrew. In Italia scoppia lo scandalo che costringe la consegna anche alla stampa del cosiddetto dossier Mitrokhin, in realtà Rapporto Impedian. Questo è il punto critico della vicenda Mitrokhin in Italia: vengono rese pubbliche 261 schede tradotte dall'inglese all’italiano, il blocco viene denominato dagli inglesi Rapporto Impedian. Scritto in inglese dagli uomini dei servizi d'Oltremanica, tradotte dal cirillico. Ciò che non sappiamo è quante schede siano state effettivamente offerte e consegnate a partire dal 1992 ai servizi italiani (allora c'era il Sismi) e, se e quali, vennero modificate. La commissione parlamentare d'inchiesta «concernente il dossier Mitrokhin» istituita nel 2002 (dieci anni dopo l'inizio dell'invio del Dossier Impedian) indagò su questo aspetto: «È esistita una massa documentale originaria delle informazioni portate da Vasilij Mitrokhin sull'Italia, diversa per quantità e qualità rispetto ad dossier Impedian. Secondo tale ipotesi, che potremmo definire della «compatibilità perfetta», l'intero materiale relativo all'Italia fu offerto al Sismi e dunque al governo italiano nella sua integrità, con l'opzione di una trasmissione di atti formali successivi limitata ai solo report accettati dall'Italia, omettendo tutti quelli che avrebbero potuto costituire fonte di rischio, imbarazzo, pericolo. Tale eventualità, come abbiamo già detto, non è provata ma appare perfettamente «congrua». Oggi, l'apertura dell'archivio di Cambridge, all'analisi di un primo e minimo campione ha evidenziato come vi siano discrepanze tra quanto diffuso nel settembre del 1999 e quanto effettivamente vergato da Vasiliy Mitrokhin. I numerosi passaggi dei documenti originali, quelli vergati in cirillico, dal 1992 alla data di diffusione sono difficilmente ricostruibili: per anni due servizi segreti di due Paesi diversi con alle spalle governi con interessi e formazione politica differenti hanno gestito le carte dell'ex archivista del Kgb. Per quanto riguarda l'edizione italiana del libro «L'archivio Mitrokhin», rispetto all'edizione originale si hanno prove di tagli. I servizi britannici, probabilmente per non creare imbarazzi politici, inviarono al Sismi (d'accordo col Sismi?) le bozze che riguardavano l'Italia. Così annotò la Commissione parlamentare d’inchiesta: «Gli italiani furono invitati a restituire un altro testo, diverso da quello proposto, e che fosse per loro cleared, cioè bonificato e disponibile per la pubblicazione come realmente avvenne, perché il testo del libro di Mitrokhin riguardante il capitolo Italia fu effettivamente manipolato dal Sismi su istruzioni dell'autorità politica». La testimonianza di un ex alto funzionario del Sismi raccolta in Commissione d'inchiesta non lascia dubbi: la bozza del libro è stata «rielaborata secondo i suggerimenti ricevuti». Chi conserva la due edizioni del saggio, «L'archivio Mitrokhin», facilmente può riscontare delle differenze. Ad esempio, senza entrare nel merito, è sufficiente paragonare il capitolo ventidue dell'edizione italiana («Incarichi speciali») con il corrispondente «Special Tasks»: mancano delle parti. Quanto detto rafforza la tesi: rendere disponibili a tutti il contenuto degli archivi. Per permettere un sano e non ideologico dibattito. Ormai quasi tutti i paesi d'Europa offrono agli studiosi la possibilità di studiare le carte del recente passato. Perché la nostra storia contemporanea non può godere dello stesso privilegio?