Finanziamenti illeciti Alemanno nei guai
Chiesto il processo per l'ex sindaco di Roma. L'accusa: soldi usati per un falso sondaggio
Processo in vista per l'ex ministro ed ex sindaco della Capitale, Gianni Alemanno. La Procura di Roma ha chiesto il suo rinvio a giudizio nell'inchiesta sul Telemarketing politico a vantaggio dell'ex governatrice del Lazio, Renata Polverini, per la quale è stata chiesta l'archiviazione. Nel mirino un'ipotizzata «forma di finanziamento occulto a un partito» che avrebbe «portato utilità economicamente apprezzabile al gruppo di riferimento», l'allora Pdl. «Attendo con serenità l'udienza», ha commentato Alemanno, aggiungendo che «sono convinto che tutto questo sarà accertato definitivamente e con chiarezza dalla magistratura giudicante». L'inchiesta ha consentito di portare agli arresti domiciliari, a febbraio scorso, uno stretto collaboratore di Alemanno, Fabio Ulissi, e Giuseppe Verardi, ex manager di Accenture spa, la società di consulenze finita anch'essa vittima. Perché, stando alla ricostruzione accusatoria, il presunto finanziamento illecito sarebbe avvenuto proprio attraverso l'Accenture, all'oscuro dell'ipotizzato sistema. Per i sostituti procuratori Paolo Ielo e Mario Palazzi, Verardi e i dirigenti di Accenture Luca Ceriani e Angelo Italiano, «attraverso Ulissi, che agiva in accordo con Alemanno, erogavano a Polverini e a Alemanno, una utilità non inferire a 30mila euro, pari al valore dell'attività di Telemarketing politico per la campagna elettorale di Renata Polverini del 2010, materialmente pagata da Accenture spa e materialmente realizzata dalla Coesis (società di call center, ndr), senza deliberazione dell'organo sociale competente e senza l'iscrizione della erogazione a bilancio. Organi societari di Accenture indotti in errore». Agli atti del procedimento, inoltre, risulta un'accurata denuncia dell'amministratore delegato di Accenture, Fabio Benasso, il quale ha allegato anche un'indagine interna che ha fatto luce sulla vicenda. Il resto è stato svelato dagli investigatori, che hanno passato al setaccio incartamenti societari, scoprendo che l'ipotizzata operazione di Telemarketing politico - celata con l'oggetto “sondaggio percezione qualità servizi scolastici” - era stata ideata da Alemanno in un incontro in uno studio di fisioterapia. Così, dalla società Coesis partono ben 50mila telefonate ai cittadini del Lazio, «il che significa - scrive il giudice per le indagini preliminari – che se anche uno solo su dieci aderiva al messaggio del Telemarketing, la candidata riceveva cinquemila voti, ordine di grandezza che poteva certamente fare la differenza in termini di elezione, come poi effettivamente è successo». «Si trattava di un'attività il cui fine - ha messo a verbale il dirigente Coesis, Roberto Seminati - era di sostenere la candidata Polverini che si presentava con una lista diversa dal Pdl e tale informazione doveva essere veicolata ai cittadini... quindi non era un'attività di ricerca ma di marketing vero e proprio a favore della lista Polverini». Tuttavia non sarebbero emersi elementi penalmente rilevanti a carico dell'ex governatrice. Dopo la sua audizione in qualità di indagata, Polverini avrebbe chiarito di non aver avuto nulla a che fare con «l'operazione Telemarketing». Dichiarazioni che hanno convinto i pm, i quali hanno inoltrato al gip una richiesta di archiviazione. Infine, altra ipotesi di reato riguarda un supposto giro di fatture fasulle. Gli investigatori ne hanno contate otto emesse dalla società High Value verso Accenture per 287mila 980 euro e undici da Accenture verso High Value. Secondo il gip, «Verardi in considerazione del ruolo apicale nella società», avrebbe avuto un «interesse diretto nella creazione di provviste extracontabili per i rapporti con il Comune di Roma», allora alla guida di Alemanno.