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Giù dal ponte Edoardo Agnelli. Nulla lasciava presagire la fine

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Fu consigliere amministrativo della Juventus. L'uomo prima di morire ha chiamato il padre

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Edoardo Agnelli, 46 anni, figlio del senatore a vita Giovanni Agnelli, è stato ritrovato morto sul greto del torrente Stura, lungo l'autostrada Torino-Savona. L'uomo, secondo una prima ricostruzione fornita dagli investigatori, si sarebbe tolto la vita gettandosi da un ponte ma non si escludono anche altre ipotesi. Edoardo Agnelli, nato a New York, era l'unico erede maschio del presidente d'onore della Fiat. Laureato in lettere moderne e filosfia orientale, non ha mai ricoperto cariche nel Gruppo di famiglia. Era studioso di religioni orientali e per questo aveva trascorso periodi in India. È stato per qualche tempo, a metà anni '80, consigliere di amministrazione della Juventus. Conduceva vita riservata, anche se i giornali avevano ottenuto in passato qualche sua intervista. Il padre Giovanni Agnelli, appena ricevuta la notizia, si è recato sul luogo del ritrovamento. Il corpo di Edoardo è stato ritrovato alle 10,30 dalla polizia stradale ai piedi del viadotto «Generale Romano» dell'autostrada per Savona. L'uomo vestiva in abiti sportivi. L'auto di Edoardo Agnelli, una «Croma», era parcheggiata sul viadotto stesso. Il luogo in cui è stato trovato il cadavere di Edoardo Agnelli è in aperta campagna. Sul posto sono intervenuti la polizia stradale di Cherasco (Cuneo) e il questore di Torino, Nicola Cavaliere, che ha accompagnato l'avvocato Giovanni Agnelli. Il medico legale, al termine dei primi accertamenti di rito non ha escluso l'ipotesi che la morte sia dovuta a suicidio. Comunque, per chiarirne le cause con certezza il corpo di Edoardo Agnelli è stato trasportato all'ospedale di Cuneo per l'autopsia. Secondo quanto si è appreso dagli investigatori, il figlio del presidente d'onore della Fiat, era uscito di casa indossando ancora la camicia del pigiama sotto la giacca. Un automobilista si è presentato spontaneamente per raccontare di avere visto, poco dopo le otto di ieri, la Croma blindata di Edoardo Agnelli (riconoscibile a quanto pare per alcune decalcomanie), mentre procedeva verso Savona, nei pressi del viadotto di Fossano (Cuneo). «A bordo c'era una sola persona», ha detto l'automobilista. Questa circostanza, secondo gli inquirenti, esclude, ad esempio, ogni ipotesi di possibili aggressioni. L'ora indicata dal testimone è compatibile col fatto che Edoardo Agnelli, secondo quanto avrebbero detto i familiari, è uscito dalla sua abitazione, sulla collina torinese, verso le 7,15. Durante il tragitto avrebbe anche fatto alcune telefonate col suo cellulare, una delle quali diretta - sembra - al padre: un colloquio che non faceva peraltro presagire nulla di drammatico. Il senatore a vita Giovanni Agnelli, dopo essere stato sul luogo della tragedia, nel pomeriggio ha fatto ritorno a Villar Perosa, raggiunto poche ore più tardi dal fratello Umberto e dalla sorella Susanna. Nel vicino cimitero di Villar Perosa, intanto, si trova la cappella della Famiglia Agnelli, presidiata ora da una guardia privata che ne impedisce l'accesso, e dal cui interno giungono rumori di lavori in corso. Il parroco di Villar Perosa, don Franco Gallea, rintracciato nella casa parrocchiale e interpellato circa eventuali disposizioni per i funerali di Edoardo Agnelli, non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. Scioccato dall'esperienza vissuta tre anni fa quando morì Giovanni Agnelli, il nipote prediletto dell'Avvocato, rifiuta di rilasciare qualsiasi commento: «I giornalisti sono sciacalli», si limita a dire. Nessuna indicazione viene dal Municipio del piccolo Comune piemontese dove il sindaco, Roberto Prinz, si è trincerato dietro un cartello che recita: «Oggi il sindaco non riceve». AI DISCORSI SULL'INDUSTRIA PREFERIVA LA FILOSOFIA Il suo nome, uguale a quello del nonno scomparso in un incidente aereo nel 1935, avrebbe dovuto simboleggiare il forte legame con la famiglia. Edoardo, invece, scelse strade diverse, che spesso lo allontanarono dall'impero Fiat: «Io non ho mai pensato di fare il manager - ripeteva nelle poche interviste rilasciate - di occuparmi in prima persona dell'azienda. Se mi avessero chiesto di entrare nel consiglio di amministrazione della Fiat - dichiarò al Manifesto nel 1998 - avrei risposto di no, che non sono adatto». Figlio di Giovanni Agnelli e Marella Caracciolo, Edoardo nasce a New York il 9 giugno del 1954 e trascorre a Torino l'infanzia e l'adolescenza. Com'è tradizione in famiglia, frequenta le migliori scuole della capitale piemontese e consegue la maturità al liceo classico Massimo d'Azeglio da dove, prima di lui, passarono tutti gli Agnelli, tranne la sorella di Edoardo, Margherita. Terminati gli studi superiori ritorna negli Stati Uniti, suo Paese di nascita, e si laurea in Lettere moderne con indirizzo orientale nel prestigioso ateneo di Princeton. Da qui incomincia il suo interesse per la cultura orientale e il contemporaneo distacco dalla strada che, come figlio di Giovanni Agnelli, era già stata disegnata per lui. La filosofia e il misticismo diventano una vera e propria passione sfociata in un viaggio in India, unico modo per toccare con mano quel mondo che tanto lo incuriosisce. In un'intervista all'Espresso dell'86 confessa: «Amo condurre una vita ritirata, se vogliamo ascetica, per mantenermi in contatto con me stesso». Nonostante ciò, si avvicina sporadicamente al mondo aziendale: all'Ifi, alla Lehman di New York e all'Unicem (società del gruppo), esperienze che però non portano ad una scelta definitiva e professionale. Un po' più di notorietà gli arriva dalla passione di famiglia per la Juventus. Negli anni '80 sia Edoardo sia Giovanni jr - il cugino, figlio di Umberto Agnelli, morto a causa di un tumore dopo essere diventato l'erede in pectore della dinastia - diventano consiglieri di amministrazione della squadra. In un'intervista concessa a «Tuttosport» nel 1985 Edoardo avanza l'ipotesi di un'alternativa all'allora presidente Boniperti ma è subito costretto a fare marcia indietro. Non sono però le uniche dichiarazioni a creargli problemi: giornalisti dell'Espresso e di Panorama lo individuano in una manifestazione ad Assisi nel 1986. Con loro parla dei rapporti tra proprietari di un'azienda e manager suscitando polemiche ed un certo clamore. Lo stesso accade l'anno successivo con il mensile Class, quando tocca il delicato argomento delle successioni ai vertici del gruppo Fiat e con «Epoca», dove parla della creazione della finanziaria di famiglia «Giovanni Agnelli e co». Edoardo accenna ai rapporti con il padre, da sempre considerati burrascosi, e ne approfitta per chiudere ogni risvolto polemico: «Sono pienamente d'accordo con mio padre verso cui nutro il più grande affetto e rispetto - dice Edoardo - anche se in passato puòessere apparso che vi sia stata una specie di discussione tra me e papà sulla successione, che ha comportato delle divergenze di opinione. Ora tutto è pienamente risolto». Ma è del 1990 la vicenda che crea più problemi al giovane Agnelli: un fermo in Kenia per detenzione di stupefacenti (tre milligrammi di eroina, secondo l'accusa), vicenda chiusasi dopo qualche settimana con un'assoluzione completa. (...)

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