Gomorra maledetta anche per «Danielino»
Gomorra, maledetta Gomorra. L’ira funesta del destino si è abbattuta sull’opera di Roberto Saviano, "tradotta" prima in film e poi in serie tv. Un fato iracondo che pare essersi "impossessato" dell’autore del libro, condannato in appello per diffamazione per alcuni passaggi contenuti nel libro; degli attori che nel 2008 hanno preso parte al lungometraggio di Matteo Garrone, molti dei quali finiti nei guai e tornati alla vecchia vita dopo l’ultimo ciak; e ora anche della serie televisiva, "Gomorra La Serie", che ha mietuto, puntata dopo puntata, un invidiabile successo. Una "buona stella" comparsa, però, solo in questa circostanza. Non solo perché, a un passo dalla fama, è finito in carcere Vincenzo, il ragazzo sedicenne che nel telefilm interpreta "Danielino", un giovanotto di Scampia che molla il lavoro per dedicare la sua vita alla camorra, ma anche per via di un’inchiesta, anticipata da Panorama, che la procura di Napoli sta conducendo sulla produzione della serie ipotizzando i reati di estorsione e favoreggiamento. L’ARRESTO DI DANIELINO La cattiva sorte, dunque, ha portato all’arresto di Danielino, accusato di aver partecipato a una rissa finita a coltellate. Nemmeno l’ammissione agli esami scolastici, ai quali non si è presentato, è riuscito a distoglierlo da certi ambienti, e il preside della scuola ora si scaglia proprio contro la produzione, "colpevole", a suo dire, di non aver "tutelato" Vincenzino, magari trovando un modo di non lasciarlo solo in compagnia dell’illusione del successo. Per il momento Danielino, affidato a una comunità di recupero, dovrà dire addio ai sogni di gloria. L’INCHIESTA SU GOMORRA Da un anno l’antimafia sta indagando per estorsione e favoreggiamento perché sospetta che alcuni funzionari della società Cattleya, che produce Gomorra La Serie (di cui direttore artistico, e anche uno degli sceneggiatori, è lo stesso Saviano) abbiano pagato mazzette ai familiari del boss Francesco Gallo per l’affitto della villa dove sono state girate le scene di casa Savastano. Per i pm, dalle casse della Cattleya sarebbero usciti migliaia di euro in nero finiti nelle tasche del capoclan di Torre Annunziata. Soldi che si sarebbero accumulati a quelli "legali", dichiarati nel contratto di locazione firmato prima del suo arresto e naturalmente anche prima del sequestro dell’immobile. Stando a quanto anticipato da Panorama, non ci sono denunce per estorsione e non ci sono indagati fra i dirigenti della società, alcuni dei quali, sentiti dai magistrati, hanno negato di aver avuto a che fare col clan. Secondo gli inquirenti, i pasti destinati alla troupe sono stati preparati, e fatturati, dalla sorella del boss. Nelle carte in mano ai pm si parlerebbe anche di presunte tangenti pagate ai vigili urbani allo scopo di evitare intoppi nel corso delle riprese televisive. TANGENTI PER IL FILM La "luna nera" non accenna ad allontanarsi da Gomorra, avendone segnato il destino dall’inizio. In un’informativa dei carabinieri di Castello di Cisterna era riportato che a dare il via al film tratto dal libro di Saviano erano stati proprio i camorristi. Nel documento i militari scrivevano: «Il regista Matteo Garrone, per girare le scene a Scampia, ha dovuto chiedere autorizzazione al clan competente in quel territorio, che individuava in Raffaele Stanchi, nato a Napoli il 30.4.1972, detto "Lelluccio Bastone", la persona referente per detta circostanza, che tra l’altro, asseriva la fonte, gode di spiccate conoscenze nell’ambiente televisivo tanto da essere spesso invitato a numerose trasmissioni». Due anni fa Il Giornale avvicinò un criminale incallito che faceva parte del cast, che disse: «Tutti quelli che ho incontrato durante la lavorazione del film erano parenti o amici di camorristi». ATTORI IN CARCERE Quanto ai personaggi ingaggiati per una più o meno lunga comparsata, il "finale" sembrava segnato. Nicola Battaglia, ad esempio, che nel film muore dopo pochi minuti, finisce in carcere per spaccio di droga. Poi c’è Giovanni Venosa, che nella pellicola interpreta se stesso. Era uno degli uomini più temibili del clan dei Casalesi, dedito alle estorsioni. Mentre entrava e usciva dal carcere, ha anche inviato un "emissario" a minacciare il pm che aveva ordinato il suo arresto facendogli recapitare un messaggio, e cioè che la sua vita aveva un solo scopo: la vendetta. Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere lo ha condannato per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il terzo è Bernardino Terracciano, soprannominato zi’ Bernardino, finito dietro le sbarre in una retata contro i riciclatori di denaro sporco dei Casalesi. Quanto a Salvatore Fabbricino (che in famiglia ha avuto un fratello morto ammazzato e un altro condannato), gestiva il traffico di droga tra Scampia e Secondigliano ed è stato riconosciuto da un pentito. Ad abbandonare le sue "aspirazioni hollywoodiane" fu anche Stanchi, conosciuto come il Lele Mora degli "scissionisti". Fu lui a organizzare la visita di Mario Balotelli a Scampia. Lo ritrovarono morto bruciato vicino a un cimitero. Del gruppo "sfortunato" fa parte anche una comparsa del film, Marcello D'Angelo, ritenuto affiliato ai Casalesi, che secondo gli inquirenti, insieme alla moglie, avrebbe estorto denaro ad alcuni inquilini abusivi. Non è sfuggito alla malasorte nemmeno il paroliere di Gomorra, Rosario Armani, resosi irreperibile dopo una condanna a dieci anni. Infine c’è Ciro Petrone, alias Pisellino, passato alla storia (cinematografica) per la scena che lo ritrae in costume mentre spara in acqua. Ospite alla festa di nozze del figlio di un boss, faceva autografi atteggiandosi a divo. Ma qualcuno, i carabinieri del Ros, stava immortalando lui. Pare che la "maledizione" di Gomorra sia anche "trasversale", visto che ad agosto scorso è finita in carcere anche Vincenzina Terracciano, figlia di Bernardino, arrestata insieme al convivente per detenzione per spaccio di stupefacenti. Ai critici della serie tv, Saviano ha risposto che «il film non può mai essere un’educazione al crimine» per poi aggiungere che «le serie tv non sono l’ufficio stampa del male». Ma in certi casi neanche del bene.