Centrale Enel di Porto Tolle, condannati Tatò e Scaroni

Gli ex amministratori delegati di Enel Franco Tatò e Paolo Scaroni sono stati condannati a tre anni per disastro ambientale doloso ed assolti per omesse cautele nel processo a Rovigo sulla gestione della centrale Enel di Porto Tolle. I giudici hanno hanno anche deciso l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Assolto l'attuale ad di Enel, Fulvio Conti. Con Conti sono stati assolti altri sei imputati. Il pm Manuela Fasolato aveva chiesto la condanna per tutti gli ex vertici e l'attuale ad di Enel, accusati di disastro ambientale per l'omessa installazione di apparecchi al fine di prevenire il deterioramento dell'ambiente circostante la centrale e l'aumento delle malattie respiratorie nei bambini, evidenziato anche dall'Istituto tumori Veneto. Scaroni e Tatò sono stati condannati anche al pagamento di provvisionali alle parti civili per circa 430 mila euro.   Scaronì presenterà ricorso. "Sono completamente estraneo alla vicenda e farò immediatamente ricorso. Sono stupefatto da questa decisione, come dimostrato dalle difese la centrale Enel di Porto Tolle ha sempre rispettato gli standard in vigore, anche all'epoca dei fatti contestati". Queste le parole di Paolo Scaroni, dopo la sentenza di primo grado del Tribunale di Rovigo al processo per disastro ambientale legato alla centrale di Porto Tolle dell'Enel, che lo ha condannato a 3 anni per le sue responsabilità in qualità di ex amministratore delegato della compagnia elettrica. L'avvocato Alberto Moro Visconti, che segue Paolo Scaroni, coinvolto nella vicenda in quanto Ad di Enel tra il 2002-2005, nel confermare il ricorso in appello ha aggiunto: "I reati contestati non sussistono. Peraltro sono così risalenti nel tempo che, se ci fossero stati, già oggi avrebbero dovuto essere dichiarati prescritti. In tal senso non si comprende questa decisione che appare inspiegabile".   Renzi, rispettiamo sentenze. Il presidente del Consiglio, interpellato in proposito al termine del Cdm che ha dato il via libera al ddl costituzionale per la riforma del Senato si è limitato a dire che "non possiamo che confermare che rispettiamo tutte le sentenze della magistratura".