Si volta pagina dopo gli orrori di padre Maciel
«È arrivato il momento» aveva scritto il cardinale Velasio De Paolis il 4 ottobre scorso, annunciando per l'8 gennaio il Capitolo Generale, previsto da Papa Benedetto non prima di tre anni dal commissariamento: «il tempo necessario», aveva sottolineato lo stesso De Paolis, per percorrere quel cammino impegnativo di purificazione e rinnovamento spirituale e procedere quindi alla revisione delle Costituzioni e all'elezione di un nuovo governo della Legione di Cristo. E ieri, con una messa celebrata dal cardinale delegato pontificio nella Cappella del Centro di Studi Superiori della Legione di Cristo, in Via degli Aldobrandeschi a Roma, insieme al direttore generale padre Alvaro Corcuera e agli altri 60 padri capitolari, si è aperta la riunione dei vertici della congregazione. Nominato da Benedetto XVI nel 2010 e confermato nel giugno scorso da Papa Francesco, il delegato pontificio doveva curare le profonde ferite e le serie conseguenze nella vita e nella struttura della Legione inferte dal comportamento criminale di padre Marcian Maciel, tossicomane, pedofilo e padre di diversi figli, alcuni dei quali aveva anche violentato, morto nel 2008. La prima fase del Capitolo, che dovrebbe durare una ventina di giorni, sarà a porte chiuse e sarà dedicata in modo particolare al lavoro di revisione del testo costituzionale. Successivamente ci sarà l’elezione dei nuovi vertici della Congregazione. «Le costituzioni che vi darete - ha detto il card. De Paolis nell’omelia ai padri capitolari - non saranno semplicemente un codice di leggi che vi unisce solo esternamente nella disciplina; ma sarà un testo espressione di una comune vocazione, di un comune ideale, di una comune missione, di un comune percorso di santità». «Ma se lo scopo principale del Capitolo è l'approvazione delle costituzioni, non meno importante è la nomina del governo dell'Istituto - ha aggiunto il delegato - Il carisma non è garantito se non nel servizio dell'autorità, esercitata nello spirito evangelico e nella fedeltà alle norme della Chiesa. È un punto al quale si deve dare sempre speciale attenzione. Particolarmente da parte vostra, che su questo aspetto avete una storia di sofferenza, che è importante non dimenticare». Il cardinale ha ricordato che occorre comunque «un cuore nuovo» e ha esortato chi è rimasto fedele alla vocazione: «Avete sofferto molto, dentro di voi e fuori di voi. Avete sofferto la vergogna di essere accusati, guardati con sospetto e d'essere esposti alla pubblica opinione, anche all'interno della Chiesa. Avete saputo accettare questa sofferenza per amore della vostra vocazione, per amore della Chiesa e della Legione. La sofferenza vi ha purificati (...) Avete partecipato al dolore di quelli che hanno sofferto a causa di alcuni membri della Legione. Avete scelto l'unico modo che il Vangelo conosce per la redenzione del male: non la fuga, non il rifiuto, non la condanna degli altri, ma la partecipazione, la solidarietà, l'amore».