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La saga di Angelo Rizzoli come un film drammatico

È morto tra le braccia della moglie Melania. Dai fasti del «Corsera» allo scandalo della P2.

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Se ne è andato Angelo Rizzoli, detto Angelone (per la sua stazza imponente e per distinguerlo dal nonno), dopo una vita piena di successi, amori e scandali. Era affetto fin da giovane (lo scoprì a 18 anni) da una grave forma di sclerosi multipla, l'ex produttore cinematografico morto nella notte tra mercoledì e giovedì al Policlinico Gemelli di Roma tra le braccia della moglie Melania. Era nato a Como il 12 novembre del 1943. Dopo una giovinezza segnata dalla precaria salute, a causa della sclerosi (anche se, con l'aiuto dei medici riuscì ad evitare la disabilità totale, rimanendo però claudicante alla gamba destra), si laureò in Scienze politiche all'Università di Pavia, con specializzazione alla Columbia University di New York in "Media and communications", e a soli 28 anni, dopo la morte del nonno, entrò nel consiglio di amministrazione dell'azienda di famiglia, la casa editrice Rizzoli, che negli anni '70 era il primo gruppo editoriale italiano. Nel 1974 il padre Andrea decide di acquistare il "Corriere della Sera", dovendo però fare i conti con un enorme indebitamento - il quotidiano perdeva in media 5 miliardi di lire all'anno - aggravato dal sempre crescente tasso di inflazione italiano. Dopo lo scandalo della P2, che travolge il "Corriere" e lo stesso Angelone (risultato iscritto alla loggia massonica con la tessera n. 532), l'imprenditore è travolto in una serie di vicende giudiziarie durate 26 anni. Al termine dei sei processi, Rizzoli ottiene altrettante assoluzioni con formula piena. Unica condanna definitiva, in sede civile, è per diffamazione nel 1984 nei confronti di Giovanni Bazoli, allora presidente del Nuovo Banco Ambrosiano. Angelo Rizzoli Jr. è famoso anche per il suo matrimonio glamour del 1979 con l'attrice Eleonora Giorgi, conosciuta a una festa. I due si sposano, durante una convention Rizzoli a Venezia, nella cripta della Basilica di San Marco e il testimone di nozze è Bruno Tassan Din. Dalla loro unione nasce un figlio, Andrea. Il rapporto tra i due però si incrina e sei mesi dopo l'uscita dal carcere, inizia la causa di separazione tra Rizzoli e la Giorgi che chiede la metà del patrimonio del marito, pari a 400 miliardi di lire, ma ne ottiene "soltanto" 10. «È un grande dolore. Un immenso dolore». Solo queste le parole che Eleonora Giorgi riesce a pronunciare, con la voce rotta dalla commozione, commentando la scomparsa dell'ex marito. Nell'85 Angelo Rizzoli versò quattro miliardi di lire alla nuova proprietà del gruppo editoriale, per saldare ogni debito e, nel 1989, incontrò Melania De Nichilo, che sposò e dalla quale ha avuto altri due figli, Arrigo e Alberto. Negli anni '90 riprese l'attività di produttore cinematografico e televisivo, con la realizzazione di fiction di successo come «Padre Pio» con Sergio Castellitto, il remake de «La Freccia Nera», con Riccardo Scamarcio e Martina Stella, «Cuore» con Anna Valle e Giulio Scarpati, «Incompreso», «Le ali della libertà» con Sabrina Ferilli, «Capri» con Gabriella Pession e Sergio Assisi, «Il generale Della Rovere», con Pierfrancesco Favino e altre. Nella fiction «Le ali della libertà», protagonista delle due storie è Rosanna Ranzi (Ferilli), insegnante di musica anticonformista e di forte temperamento che, tra gli Anni '50 e '60, incontra l'austero personaggio di Sorella Alberta (Virna Lisi), donna fredda e manipolatrice che la coinvolge dapprima nei segreti del collegio femminile retto dall'Ordine Francescano di Santa Chiara a Tures, nell'Alto Adige, tra il 1957 ed il 1958 e, in seguito, nell'educazione del disabile Fabrizio (Pierluigi Coppola) nella cornice di Milano e della Bassa pianura padana tra il 1961 ed il 1964. Il 13 febbraio scorso Angelone è stato nuovamente arrestato. Arrivano altri guai giudiziari. La procura di Roma gli contesta un crac finanziario da 30 milioni di euro. L'accusa è bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale per avere cagionato con dolo il fallimento di quattro società: Produzioni Internazionale, Ottobre Film, Delta Produzioni e Nuove Produzioni, tutte controllate dalla "Rizzoli Audiovisivi", società holding in liquidazione della quale Rizzoli era amministratore unico. In quell'occasione gli vengono sequestrati beni per 7 milioni di euro, compresi la residenza della famiglia ai Parioli, la tenuta "Ca' de Dogi", alcuni terreni a Capalbio e alcune quote societarie. Viste le sue condizioni di salute precarie, a marzo il gip del Tribunale di Roma gli concede gli arresti domiciliari. «Questa ennesima vicenda giudiziaria ha spezzato il cuore a mio marito - ha detto Melania Rizzoli - E pensare che solo quattro mesi fa una perizia della procura di Roma ha certificato la sua compatibilità con il regime carcerario, pur con l'evidenza delle sue condizioni, già allora gravi. Angelo era ricoverato da 13 giorni nell'unità intensiva coronarica al Gemelli. È morto questa notte tra le mie braccia». «Il mio personale cordoglio, e quello del gruppo che rappresento al Senato, va alla moglie Melania per la morte di un uomo la cui vita è stata segnata da continue persecuzioni giudiziarie. Angelo Rizzoli è stato un simbolo della cultura italiana, anche se gli è stato impedito di esercitare al meglio la sua professione. Di Silvio Berlusconi diceva Rizzoli che era "l'unico ad avermi dato una mano", forse perché - aggiungo io - era in grado di comprendere cosa volesse dire affrontare un processo dopo l'altro, attaccato dalla magistratura», ha dichiarato Paolo Romani, Presidente del Gruppo Forza Italia - PdL al Senato. In una intervista di qualche anno fa, Rizzoli aveva dichiarato di essere ormai «vecchio, ho la sclerosi multipla, non sono un uomo che ha delle particolari aspirazioni, non mi faccio illusioni. Io voglio che per una volta in questo Paese sia chiarita la verità e non sia sempre il Paese dei misteri. La rabbia ce l'ho da allora. Ed è quella rabbia che mi ha spinto a continuare a cercare la verità nonostante tutto con costi spaventosi. Questa è una giustizia di classe, soltanto i ricchi possono permettersi di arrivare alla verità perché i processi sono talmente lunghi ed estenuanti che soltanto chi ha disponibilità finanziarie in eccesso può andare avanti per 25 anni con avvocati, periti, consulenti e rispondere colpo su colpo».

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