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Prato, Orvieto e Roma: stretta delle forze dell'ordine sui cinesi

Perquisizione cinesi

Permessi falsi, perquisizioni ed evasione fiscale.

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La Guardia di Finanza ha eseguito 11 ordinanze di custodia cautelare nei confronti degli appartenenti ad una presunta associazione a delinquere composta da italiani e cinesi che a Prato favoriva il rilascio di falsi certificati di residenza ad immigrati di origine cinese. Nell'inchiesta è coinvolto anche un pubblico ufficiale: si tratterebbe un dipendente del Comune di Prato addetto alle certificazioni di residenza. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del tribunale di Prato. Nell'inchiesta è coinvolto anche un pubblico ufficiale: è stato arrestato, infatti, anche un dipendente del Comune addetto allle certificazioni di residenza. Secondo quanto è stato ricostruito dagli inquirenti, la banda, grazie alla complicità del funzionario comunale, è riuscita a far iscrivere all'anagrafe oltre 300 cinesi che non avevano i requisiti e che sono arrivati in Italia da immigrati regolari. Per il rilascio dei certificati sarebbero state pagate anche tangenti. I cinesi pur di ottenere il certificato di residenza avrebbero pagato all'associazione criminale italo-cinese tangenti che variavano da 400 a 2.000 euro. La banda, prima di consegnare il certificato di residenza indebitamente rilasciato ai cinesi che non ne avevano i requisiti, "ritirava" i passaporti ai cittadini asiatici. Una parte delle tangenti veniva girata dai componenti cinesi della banda ai 'colleghì italiani. L'indagine della Gdf è durata quasi un anno. Si calcola che il giro del malaffare della banda abbia sfiorato quasi il mezzo miliardo di euro.   A ROMA BLITZ DEI VIGILI IN NEGOZI E DEPOSITI GESTITI DA CINESI Blitz dei vigili urbani nei quartieri Prenestino, Gregorio VII e Forte Braschi, per un'operazione di controllo di diverse attività gestite da cinesi. In particolare, nel mirino dei Vigili del tredicesimo gruppo un deposito, due negozi di giocattoli e materiale sanitario sospettato di essere illegale. L'operazione, che potrebbe allargarsi anche ad altre attività cinesi di Roma, nasce da un incidente avvenuto nei mesi scorsi a piazza Giureconsulti nel quale è rimasto coinvolto un autocarro che trasportava merce illegale. La Procura ha aperto un'indagine e ha disposto dei controlli che hanno portato ai controlli di oggi.   ORVIETO, SCOPERTA EVASIONE DI 2 MILIONI IN DITTE CINESI Una maxi evasione superiore a 2 milioni di euro, con Iva evasa per più di 400mila euro, è stata contestata dalla Guardia di finanza di Orvieto a 2 cinesi, titolari di altrettante ditte nella provincia di Terni. Secondo quanto emerso dalle indagini delle Fiamme gialle, sfruttando una consistente mano d'opera clandestina, le due ditte producevano capi di abbigliamento che venivano rivenduti a società sartoriali vicine alle grosse case di produzione del settore. A fronte dei ricavi, che dovevano fatturare in vendita, registravano false fatturazioni in acquisto, per importi analoghi, emesse da altre ditte cinesi del centro e del nord Italia, la maggior parte delle quali, cessate o inesistenti. In questo modo abbattevano del tutto i consistenti utili derivanti dalle vendite della merce, occultando al fisco una somma calcolata dai finanzieri in 2.055.842 euro, con una Iva dovuta per 415.583 euro. Pessime le condizioni di vita dei lavoratori dipendenti: un'ottantina circa di cinesi vivevano rinchiusi all'interno di un capannone industriale, dormendo su materassi sporchi e malsani, poggiati anche sui pavimenti, consumando i pasti in un refettorio comune ed in condizioni igieniche disastrose, disseminato di alimenti avariati o in pessimo stato di conservazione, con a fianco decine di macchine da cucire. Dormivano, mangiavano e lavoravano in quello stesso stabile giorno e notte, in condizioni ed orari di lavoro massacranti, completamente in nero. I finanzieri hanno contato al termine dell'accertamento 77 posizioni lavorative irregolari e 2 completamente in nero, impiegate negli anni dal 2009 al 2013, contestando una cifra complessiva di circa 225 mila di omessi versamenti di contributi Inps. I capannoni sono stati sottoposti a sequestro, anche a seguito dell'intervento, avvenuto, ad inizio verifica, del personale dell'Asl e dei vigili del fuoco, che hanno riscontrato una situazione talmente degradanti in materia di sicurezza e igiene. Al termine dell'operazione, i titolari delle due aziende sono stati denunciati per dichiarazione fraudolenta mediante l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e omesso versamento di ritenute previdenziali ed assistenziali.

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